mercoledì 12 ottobre 2022

Il Castello Sannazzaro di Giarole

Fuori piove, gocce fini e leggere, e la prima foschia si solleva dai campi bagnati e crea quel velo impalpabile oltre il quale tutto può succedere. Le gocce cadono dalle foglie, e una grande porta verde sta per chiudersi…
Se volete seguirmi, vi accompagno oltre quella porta, in un antico castello del nostro Monferrato, fra vecchie stanze e indimenticati fantasmi…


Varchiamo dunque il portone verde del Castello Sannazzaro di Giarole, vicino a Casale Monferrato, e scopriamo i suoi segreti.
A differenza di molti castelli, posseduti da famiglie diverse nel corso dei secoli, il Castello Sannazzaro di Giarole, in provincia di Alessandria, è sempre appartenuto alla famiglia Sannazzaro, che lo mantiene da più di 800 anni. A narrarci la sua storia, nel cortile interno, è il suo proprietario attuale, il Conte Giuseppe Sannazzaro Natta. Racconta di come nell’anno 1163 l’imperatore Federico Barbarossa diede l’autorizzazione a quattro cavalieri della famiglia Sannazzaro per costruire la loro dimora ovunque volessero, all’interno dei loro vasti possedimenti. Così nacque questo maniero, anche se gli anni esatti in cui venne edificato non si conoscono.
Nel corso del tempo, come sempre accade, il castello subì varie modifiche, e ad oggi viene poco a poco ristrutturato.



Dopo esserci soffermati nell’ampio atrio affrescato, nel bellissimo archivio-biblioteca, e nella sala della musica – nella quale è presente anche una fotografia del nonno dell’attuale Conte insieme al Principe Ranieri di Monaco e alla meravigliosa Grace Kelly – si sale la bella scalinata e si accede alle stanze superiori.




Una camera con un bel divano circolare e con vari ritratti, fra cui quello della bellissima dama in abito rosso, che fu moglie di uno dei proprietari del castello, la sala da ballo affrescata, sulla quale torneremo a breve, e poi la stanza verde, quella blu e quella rosa, e la piccola camera dal bellissimo letto a baldacchino bianco. Seguono altre camere da letto più semplici e un salottino.



Ma torniamo alla sala da ballo, fonte del mistero del castello. A metà del 1800, durante la realizzazione degli affreschi sulla parte superiore delle pareti e sul soffitto, accadde un evento tragico. Un giovane pittore torinese, rimasto solo nel salone per dipingere il soffitto che raffigura l’allegoria della Pace e dell’Abbondanza, nel tentativo di dare un’ultima pennellata a lume di candela, si sporse troppo dall’impalcatura e cadde a terra, morendo sul colpo. Da allora si dice che il suo fantasma vaghi per il castello, senza trovare pace, poiché non fece in tempo a finire il suo dipinto. La sua presenza è innocua, ma si dice che ami accendere le luci nei posti più impensati, dal momento che al buio non può dipingere, e che apra porte chiuse a chiave, o le chiuda quando sono aperte.
Il conte, mentre racconta questa storia, ci strappa una risata, ammettendo quanto questo fantasma costi in termini di elettricità, soprattutto in questo periodo.




L’esplorazione del castello termina dopo aver sceso una stretta scala di pietra circolare che riporta al piano terra e al cortile. La torre purtroppo al momento è inaccessibile, così come i sotterranei, che nonostante tutto meritano qualche parola. Corrono sotto la base del castello e si dice nascondano non uno, bensì due passaggi segreti: il primo, lungo circa tre chilometri, porterebbe fino al vicino castello di Pomaro, proprietà dei Conti Calvi di Bergolo – proprietari del Castello di Piovera di cui ho scritto la settimana scorsa – l’altro porterebbe al vicino Castello di Baldesco. È presente anche una antica prigione, utilizzata fino al 1796.

Uscendo dal portone verde, che viene presto richiuso, non ci resta che visitare la piccola chiesa di San Giacomo, costruita nel 1300, nella quale sono presenti affreschi del Cinquecento, la statua lignea della Madonna del Rosario e, a quanto pare, una cripta, che però io e il mio intraprendente compagno di viaggio non abbiamo trovato – forse era dietro una porta chiusa, ma dal momento che eravamo soli nella chiesa, per questa volta abbiamo preferito fare i bravi ed evitare intrusioni non autorizzate…


La visita del castello è stata davvero molto piacevole. Da una delle finestre aperte del piano superiore si vedeva il parco, nei suoi colori autunnali e umidi di pioggia, con la foschia che saliva dai campi, e questa è una delle immagini più belle che porterò con me, insieme al momento particolare in cui, uscita dal castello, ho sentito il verso delle taccole dalle piume fuligginose che volavano alto sopra gli alberi e la torre. Le conosco bene e le amo da sempre, ma ieri mi hanno ricordato la strega scozzese Isobel Gowdie, di cui avevo scritto poco prima, e mi si è riempito il cuore.


Spero che questo viaggio vi sia piaciuto.
La pioggerella continua a cadere, le gocce continuano a ticchettare, la foschia continua a salire dai campi, e il portone verde è chiuso. Resta però il ricordo, assaporato con calma, dell’esperienza vissuta, il quale va a unirsi agli altri ricordi di luoghi camminati e toccati con mano, e di luoghi camminati e sentiti solo col cuore e con l’anima. Di certo non meno preziosi.


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Le varie informazioni sono state raccontate durante la visita al Castello, e per integrarle e ricordare i dettagli ho utilizzato il sito ufficiale del Castello Sannazzaro di Giarole e il libro di Nico Ivaldi, Castelli maledetti. Piemonte e Valle d’Aosta, Editrice il Punto, pagg. 91-94.

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ALBUM FOTOGRAFICO

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Note di Viaggio:
Il Castello Sannazzaro di Giarole si raggiunge comodamente dall’autostrada Genova-Gravellona Toce, all’uscita Casale Sud. Proseguendo in direzione di Valenza in pochi minuti si giunge alla meta. Il castello è aperto durante alcune giornate dell’anno, con preferenza di prenotazione; in alternativa, è possibile visitarlo tutto l’anno solo su prenotazione, con un minimo di quattro persone. Il biglietto di ingresso, che comprende la bella visita guidata, costa 10 euro.
Per maggiori informazioni e per controllare le date di apertura al pubblico, si può consultare il sito ufficiale: Castello Sannazzaro di Giarole

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