lunedì 14 luglio 2025

Viaggio in Liguria. Camogli, di scogli, mare e dragonarie

Viaggio in Liguria - Prima giornata
Camogli


Di viaggi incantati, dalle mille piccole e grandi tappe che si muovono intorno e si riflettono dentro, portando a camminare fra il visibile e l’invisibile, ne ho appuntati tanti, tanti davvero. Ognuno di essi attende da molti anni, eppure il tempo non è che illusione, e a volte semplicemente le cose accadono quando è il loro tempo, non prima.
Una serie di circostanze, anche dolorose, hanno infine portato a compiere uno – il primo – di questi viaggi, un po’ più complessi, un po’ più impegnativi, per me prove da affrontare e cercare di superare con la serenità nel cuore – per quanto possibile. Non siamo tutte uguali, e se per alcune certe cose sono come porte aperte facili da oltrepassare, per altre sono muri da scalare, o da abbattere quando si trova la forza per farlo. E non si è da meno per questo, si è solo diverse, si ha un’indole diversa e la semplicità la si trova e realizza in altro. Spesso in qualcosa che, in egual modo, è muro per altre. Ognuna ha i suoi muri, ognuna ha le sue porte aperte. E coloro che giudicano questo – spesso con malignità – semplicemente sono povere dentro, e di valore ne hanno poco.
Ebbene, per me è molto difficile, e lo è sempre stato, viaggiare lontano e dovermi fermare a dormire in un luogo che non è casa mia. Siamo poche ad essere fatte in questo modo, e ancora meno ci capiscono. Quasi nessuno comprende l’importanza del riuscire a farlo, una volta ogni tanto, e magari, poco a poco, sempre di più. Questo viaggio, pertanto, per me è valso più di quanto avrebbe potuto valere per altre, e la sua bellezza è arricchita da questa mia personale e intima consapevolezza.
Un piccolo volo più alto degli altri, più lontano, più libero.
A benedirlo, una immensa luna piena sul mare.

Ci tenevo a introdurre questo viaggetto – svolto giovedì e venerdì scorsi – in questo modo perché per me è qualcosa di importante. Detto questo, sono pronta a portarvi con me nel cuore della bellezza.
Quello di cui sto per raccontare è uno dei molti itinerari che nel corso degli anni mi sono appuntata per esplorare in modo magico la Liguria. In questo primo percorso ho quindi scelto di svolazzare un po’ qui e un po’ là, per sfiorare più direzioni e cominciare a capire verso le quali volare ancora, per addentrarmi in modo più profondo e accurato. La ricerca delle case lontane da casa, quei luoghi del cuore e dell’anima nei quali ritrovarmi e stare bene, in compagnia – come in questo prezioso viaggio – o da sola.
Dopo aver ricordato come si fa a preparare una valigia, evitando di portarmi dietro anche gli arredi e riducendo tutto al minimo necessario, con varie spinte e incoraggiamenti del mio compagno siamo finalmente saliti in macchina, ho fatto il pieno e con una strana e immotivata serenità, che superava l’agitazione e mi sussurrava dentro finalmente, siamo partiti. Abbiamo deciso che ci saremmo dati il cambio alla guida – io soffro la macchina e preferisco guidare sempre, ma se la strada è dritta e tranquilla posso concedermi di consegnare le chiavi, con la stessa solennità di San Pietro, e riposarmi un pochino sul sedile del passeggero.
Siamo dunque partiti e ho imboccato la direzione Genova, con lo sguardo e il cuore ormai rivolti solo avanti. Il viaggio è stato piuttosto lungo, ma il momento in cui è apparso il mare, che non vedevo da tanti anni, è stato per me commovente. Credevo fosse una striscia di cielo più intensa, e invece, era lui. Ci siamo quindi fermati in un autogrill caro al mio compagno, che è subito diventato anche il mio preferito: subito dopo Masone, dove un’immensa pala eolica accarezza il vento. Dopo un caffè e una brioche abbiamo subito ripreso il viaggio, e dopo vari rallentamenti che lo hanno protratto più del previsto, siamo finalmente arrivati alla nostra prima tappa, sulla Riviera di Levante: la bellissima Camogli.



Camogli è un borgo marinaro attorniato dagli scogli, sui quali si infrangono onde dalla bianca spuma e l’incantevole acqua verde-blu. Veniva chiamata la Citta dei mille bianchi velieri, paese di capitani di mare, navigatori e bastimenti. Il suo nome potrebbe avere origini greco-liguri e derivare da cam, “basso”, e gi, “terra”, quindi “terra in basso”, significato che corrisponderebbe alla caratteristica topografica del borgo, un tratto di terra bassa sul mare. C’è però chi vuole che derivi da Camulo o Camulio, uno dei nomi attribuiti al dio Marte da Sabini ed Etruschi, oppure da Camolio, forse una divinità Gallo-Celtica.
Ciò che però veglia e protegge Camogli, ovvero la matrona della città che qui viene affettuosamente venerata, non è altri che la Stella Maris, il volto con il quale appare la Madonna in molte zone marittime. Lei è la stella che protegge e guida coloro che navigano sul mare, e riporta a casa i dispersi, materna e amorevole, signora delle acque marine e del cielo stellato. È tanto amata a Camogli che la sua festa, fatta di barche e lumini accesi sull’acqua, è la più partecipata. Nello stemma della città appare in cima una stella dorata, a simboleggiare “la forte devozione mariana verso la Stella di Mare (…).” (1)

Lasciata la macchina, abbiamo sceso scalini su scalini fino ad arrivare alla passeggiata – bollente – sul mare. La stanchezza e il caldo, eccessivo in questo tratto di percorso, mi hanno molto provata, ma la frescura e l’ombra del ponte che si affaccia sul porto, piano piano, mi hanno riportata in vita. Così di lì a poco abbiamo ripreso l’esplorazione verso il vecchio faro, passando accanto alla ringhiera dove migliaia di cuoricini sono stati appesi dagli innamorati, e attraverso la bella galleria dei pescatori, fino a incontrare le particolari installazioni a coda di balena. Non amo l’arte moderna, ma queste le ho adorate.


Salendo poi altre scale, abbiamo raggiunto la meta più ambita.
Il motivo che, prima ancora di conoscerne la storia, mi aveva spinta a scegliere questo borgo di mare, con i suoi colori caldi e vivaci, era una sua antica costruzione di guardia: Castel Dragone, chiamato anche Castello della Dragonara. Si tratta di un semplice castelletto di difesa sul mare, risalente probabilmente al XII o XIII secolo, che nel corso della storia ha avuto diverse vicissitudini ed è stato “roccaforte di avvistamento per difendere l’antico borgo e il tratto di costa circostante dalle incursioni dei pirati turco-barbareschi (…)” (2).
Il suo nome, dragonara, mi ha fatto pensare a un drago femmina che veglia e protegge il mare, oppure a una donna oltremondana dalle sembianze di serpente o drago, ma soprattutto mi ha ricordato lo spirito femminile, o la strega, che nella tradizione siciliana scatenava venti e tempesta: la dragunera. Ed è stato per me entusiasmante scoprire che, in un certo senso, è proprio a questo che la sua denominazione si riferisce.



Il Castello della Dragonara venne infatti chiamato così dal termine popolare dragonaria, che richiama la possanza del drago e significa “vortice d’aria di tempesta”, a indicare “la sua particolare posizione a picco sul mare spesso esposta a mareggiate e tempeste” (3). Senza conoscere quasi nulla di tutto questo, ho sentito che volevo vederlo, viverlo, ascoltarlo. La sua voce, il ribollire delle onde, il loro infrangersi sugli scogli, il ruggire infuriato dei venti. Da lì, ogni cosa è visibile, ed è possibile scrutare in lontananza, preavvertire ciò che verrà, quindi anticipare le mosse e agire; ovvero vegliare, e se necessario, difendere.
Lo immagino col mare cupo e arrabbiato, sferzato dalla dragonaria dalla quale prende nome… molto diverso dall’aspetto mite e lucentissimo con il quale mi appare mentre gli sono accanto. Certe volte è negli aspetti più violenti della natura che le perle più preziose emergono dagli abissi e generano meraviglia. Tuttavia, sembra non essere questa una di quelle volte, pertanto mi godo la visione piena di bellezza luminosa, in pace.
Nessuna burrasca all’orizzonte, nessuna invasione imminente. Ogni cosa andrà bene.


Dopo aver osservato a lungo il Castello della Dragonara, ed esserci immersi nel paesaggio incantevole che lo circonda, abbiamo convenuto che se non mangiavamo un boccone saremmo probabilmente deceduti lì, così siamo scesi nuovamente verso la spiaggia di scogli, dove i numerosi negozietti e locali marinari accoglievano in un tripudio di colori e profumi – e che profumi! Abbiamo scelto un posto carino in cui mangiare e ci siamo rilassati davanti a una insalatona leggera ma gustosa per me, e la tipica focaccia ripiena al formaggio – eravamo attaccati a Recco, dopotutto – per lui.


Dopo mangiato abbiamo trascorso del tempo seduti sugli scogli a guardare il mare, mentre il sole lentamente si spostava dietro la Dragonara. Un momento di pace assoluta. Dopo la sofferenza degli ultimi mesi, è stata una medicina.


Quando abbiamo avuto voglia di alzarci, con gli occhi saturi di colori, ci siamo quindi incamminati verso la macchina. Mi sono ripromessa di tornare per adottare qualche pesciolino di legno dalle botteghe della passeggiata, ma ad attirare la mia attenzione sono state due splendide sirene dipinte che sorridevano accanto all’ingresso di un negozio di acconciature. Una delle due, in particolare, mi ha toccato il cuore. Il suo dolce sorriso è stata una carezza, e mi ha ricordato, ancora una volta, l’amore che ho sempre nutrito per loro – anche se col tempo l’ho un po’ dimenticato, o volutamente abbandonato.
Ricorda che ciò che sei non cambia col tempo e la dimenticanza, resta sempre uguale. Ciò che sei, lo sei e sarai sempre. La sirenetta dipinta sembrava proprio sussurrare queste parole. Forse, il loro vero significato, lo sappiamo solo noi.


Lasciate a malincuore le due sirene con le conchiglie e l’amorevole sorriso, abbiamo proseguito. Ci aspettava un altro tratto di autostrada per raggiungere la Riviera di Ponente, e lì, il nostro albergo.

Continua…

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Approfondimento
Radici di Strega - La dragunera, strega marina dei venti

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ALBUM FOTOGRAFICO

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Note:

1. Vedi Camogli e Dintorni - Cenni Storici
2. Vedi Welcome Camogli - Castello della Dragonara
3. Ibidem.

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