martedì 18 dicembre 2018

Sulle sponde del lago di Viverone...

Durante il periodo natalizio, una delle cose che amo di più è visitare i mercatini di Natale, specialmente quelli allestiti negli antichi borghi medievali, con le strette rue di pietra, che illuminate da mille lucine sembrano uscite da una fiaba, oppure quelli in bassa montagna, profumati di legna bruciata e circondati dalle alte vette innevate.
Durante queste ultime settimane ne ho visitati alcuni, quelli a cui sono più affezionata che sono ormai diventati una tradizione, e sabato sono stata per la prima volta a quello di Viverone, con le bancarelle che sfilano colorate sul lungolago.


Con questa premessa, ci si aspetterebbe una descrizione della giornata, di quanto fossero carine le bancarelle, di quanto fosse buona la fetta di torta al cioccolato gustata guardando le calme acque del lago, o di quanto facesse freddo, ma se così fosse questi appunti di viaggio sarebbero già conclusi.
Quello che voglio appuntare e ricordare, invece, è il dono che questa breve giornata mi ha regalato.
Perché è proprio così, a volte parti per vedere un semplice e modesto mercatino di Natale sul lago, e torni con una nuova leggenda, con un mito ritrovato dopo anni, con nuove trame da tessere e narrare, e con l’immagine di una luminosa ninfa di lago che emerge dalle acque e regala agli uomini germogli di vite e grappoli di candida uva.

È la leggenda della bellissima ninfa Albaluce, che venne generata dall’amoroso connubio fra il Sole e la Dea Alba, e che per molto tempo venne onorata dalle antiche genti che dimoravano nel territorio fra Viverone e Candia Canavese.
Una dea-fanciulla acquatica antichissima che viveva nel lago, e che era talmente amata che le fu costruito e dedicato un piccolo tempio di cui non resta alcuna traccia, ma che con ogni probabilità si trovava su una delle più alte colline della zona.
A lei erano offerti frutta, cereali, cacciagione e doni di ogni sorta, e la leggenda dice che giungeva dal lago su un cocchio trainato da due leggiadri e bianchissimi cigni, e che dalle sue lacrime germogliò una speciale e squisita qualità di uva bianca che diede origine al famoso vino Erbaluce.
In onore della bella Albaluce, è celebrata ancora oggi la Festa dell’Uva nel paesello di Caluso.


Questi non sono che piccoli frammenti della leggenda e della tradizione legata alla ninfa, ma sto cercando di raccogliere tutto ciò che posso per lavorare su questo bellissimo tema e magari scrivere una ricerca approfondita, riunendo gli appunti che avevo messo da parte anni fa con quelli che, non senza fatica, data la scarsità di fonti, sto raccogliendo adesso.


A questo punto, ci si potrebbe chiedere cosa leghi un mercatino di Natale alla leggenda di una ninfa, e questo è uno dei motivi che mi hanno spinta a fare una breve visita a Viverone in questi giorni, rivedendo con gioia il lago già conosciuto tempo fa.
Durante le giornate del mercatino, infatti, viene inscenata per i bambini una versione completamente rivisitata della storia di Albaluce, interpretata da alcuni giovani aspiranti attori provenienti dall’Accademia dello Spettacolo di Torino, con tanto di esibizioni sui tessuti aerei, su una graziosa mezzaluna sospesa e di uno spettacolo pirotecnico che si svolge durante la serata – purtroppo ho assistito solo a una brevissima parte dello spettacolo recitato, perché non ero sola e ho capito che ero l’unica a volersi fermare al freddo e al gelo per vedere le esibizioni… Poco male, sarà per un’altra volta.

Già nutrita nell’anima dalla leggenda, e profondamente ispirata dagli argentei colori del lago, sulle cui acque tramontava un sole velato che, specchiandosi, disegnava una scia dorata come la morbida e fluente chioma di Albaluce, mi sono incamminata per tornare, e sono capitata davanti a un tavolino che esponeva i libretti della versione rivisitata e romanzata della storia della ninfa. Inutile dire che in meno di un minuto stringevo gioiosamente in mano la mia copia.


Durante la sera, mentre ripercorrevo con il pensiero la giornata appena trascorsa, mi sono chiesta se il mercatino di Natale, motivo per cui ero andata a Viverone, mi fosse veramente piaciuto… e il primo pensiero è stato “Quale mercatino di Natale…?”
In poche parole, lo avevo già dimenticato… perché ciò che in realtà mi era rimasto impresso di quella fredda giornata era ben altra cosa.

L’immagine quasi onirica di un lago velato d’argento,
la preziosa storia che ho raccolto con amore sulle sue sponde,
e la soavità del suo nome, sussurrato sulla punta delle labbra…
Perché a volte basta poco perché l’ispirazione si risvegli, dorata e travolgente,
e come l'Alba ti inondi il cuore di Luce.

***

Note di viaggio
Il mercatino di Natale “Natale sul Lago” si svolge sul lungolago di Viverone, in provincia di Biella, ogni weekend fino al 23 Dicembre 2018.
Il libretto che ho acquistato si intitola Albaluce. Il segreto di Eporedia, ed è scritto dalla giovane Chiara Restagno – che se non erro era la stessa bella ragazza che me l’ha venduto. L’ho già letto e sebbene non sia relativo alla vera e propria leggenda di Albaluce, ne propone una storia rivisitata che a me è piaciuta, ambientata nella zona di Viverone e dell’antica Eporedia, ovvero l’attuale Ivrea.
La ricerca su Albaluce continua, e spero di poter pubblicare presto qualche aggiornamento… e una piccola sorpresa.

sabato 15 dicembre 2018

I Viaggi del Pettirosso. Una fiaba personale

C’era una volta un piccolo pettirosso che aveva paura di volare.
Non riuscendo a spiccare il volo come avrebbe voluto, se ne stava lì, fermo, immobile, protetto nel suo nido… ma in cuor suo provava un pochino di affettuosa invidia per gli altri animali, grandi e piccoli, che erano liberi dalla paura e percorrevano anche grandi distanze, vedendo tanti paesaggi nuovi e incantati, imparando tante cose e incontrando tante anime diverse.
Per un po’ di tempo, il piccolo pettirosso si accontentò di ascoltare i racconti degli altri animali, che collezionavano tante esperienze e portavano in ricordo tante immagini di tutto ciò che vedevano. Ma un giorno, sentendosi triste, ma anche eccitato per ciò che cominciava a frullargli nella testolina, capì che osservare gli altri non gli bastava più, e che era giunta l’ora di uscire dal nido e aprirsi a mondi diversi. La paura tuttavia, non lo abbandonava. Lo teneva fermo e anche un po’ imbronciato, e allora l'uccellino si rese conto che sarebbe stato meglio per lui procedere per gradi, compiendo voli brevi, di ramo in ramo, e imparando pian piano a fare sempre un passetto in più, fino a quando sarebbe riuscito a vedere quei mondi lontani che tanto lo affascinavano, e che con voce insistente lo chiamavano a sé.

Compiere voli brevi, però, gli regalò una consapevolezza rara e preziosa, ovvero l’attenzione per i dettagli e la capacità di scoprire inaspettati scenari incantati senza bisogno di doverli andare a cercare troppo lontano.
I suoi piccoli voli lo portavano sempre a trovare e a raccogliere frammenti di bellezza, e lui ne fu molto felice, perché quei frammenti nutrivano il suo cuoricino, e gli regalavano tanti attimi di Gioia.

Fu così che il piccolo pettirosso scoprì il proprio modo di volare, e soprattutto scoprì che non era necessario essere uguale agli altri e percorrere immense distanze per trovare nuovi scenari di bellezza da raccontare al mondo con la sua vocina sottile e squillante, ma che spesso la bellezza più pura è proprio qui, accanto a noi, e tutto ciò che dobbiamo fare è imparare a vederla, ad amarla e a far sì che ci nutra.

***

Ho scritto questa fiaba di getto, alcuni giorni fa, su un quaderno che mostra sulla copertina un pettirosso dipinto a mano da una bravissima artista tedesca. La penna scorreva da sola, senza fermarsi nemmeno un istante, e riempiva di parole tonde e fitte le prime pagine del quaderno, che altro non è se non l’originale Diario di Viaggio che porterò con me durante i viaggi più importanti, insieme ad altri due piccoli oggetti che ho cercato a lungo e ho trovato nei mesi passati, ovvero un piccolo timbro che imprime un buffo pettirosso con l’inchiostro color ocra, e una spilla d’argento smaltata, che raffigura sempre un pettirosso.
Questi sono i compagni di viaggio che verranno con me nei miei brevi viaggi, sperando che mi portino fortuna e mi conducano sempre più lontano, laddove da tanto tempo voglio posare i piedi per lasciarmi incantare da paesaggi che finora sono solo rimasti un sogno, ma che spero possano diventare realtà.

Una spilla che raffigura il mio animale interiore.
Un timbrino rosso che lascia il segno del passaggio del piccolo pettirosso.
E un quaderno per trascrivere le emozioni più belle e preziose.

Questi sono i viaggi del piccolo pettirosso. I miei viaggi.
Perché io e lui, da sempre e per sempre, siamo una cosa sola.

Fotografia raccolta da Pinterest