martedì 25 aprile 2023

La Villa di delizia dei Della Porta Bozzolo

Siamo circondate da posti bellissimi, e spesso non solo non ce ne rendiamo conto, ma per l’aspirazione a viaggiare lontano non ci preoccupiamo nemmeno di conoscerli. Una delle mie regole di vita è proprio quella di cercare vicino, prima di cercare lontano, e sto provando a metterla in pratica il più possibile.
A tal proposito, qualche giorno fa un nuovo piccolo viaggio inaspettato, non programmato, colto all’ultimo momento, mi ha portata a esplorare un altro dei luoghi curati dal FAI, la bella Villa Della Porta Bozzolo, all’inizio della Valcuvia, poco lontano dal lago di Comabbio e dal mio amato lago di Monate.


La villa di delizia, come vengono definite a partire dal XVI secolo le residenze di villeggiatura dei nobili, è circondata su due lati da un grande parco, una salita vertiginosa con giardino all’italiana a terrazze, tanti roseti e alberi di limoni che decorano il cortile davanti all’ingresso.
L’interno è un suggestivo labirinto di stanze, scale e scalette, una favolosa galleria affrescata, illuminata da una luce morbida e velata, e da ogni finestra una emozionante vista sul parco.




Le mie stanze preferite sono quella dei libri, con il tavolo e il camino, i soffitti a cassettoni, i colori caldi e accoglienti. Poi lo studio, imponente, con la gigantesca scrivania, e le camere da letto con i copriletto damascati verdi, una con la nicchia dalla luce soffusa, l’altra con lo scrittoio accanto alla finestra.
Uno dei miei sogni più grandi è proprio lo scrittoio che si affaccia alla finestra, un angolo creativo riservato, dove la scrittura è dettata direttamente dalla bellezza che si offre agli occhi spontaneamente.
Un angolo intimo, sicuro, nel quale dialogare con se stesse e con il mondo circostante.



Usciti dalla villa, è il momento di immergersi nel vastissimo parco. Non amo molto i giardini all’italiana, così ordinati e schematici, talmente domati da diventare innaturali. Preferisco di gran lunga i giardini all’inglese, quelli semplicemente selvatici, spontanei e un po’ disordinati, oppure quelli botanici, dove imparare a riconoscere foglie, fiori e radici.
In ogni caso, questo giardino è indubbiamente notevole, ha una bellezza tutta sua. Ognuna delle terrazze ha le sue fontanelle a muro da cui scorre l’acqua, e in fondo a una di esse si nasconde un angolino davvero carino, il chiostrino della palma, o meglio, delle rose, che crescono e sbocciano non solo nelle aiuole centrali ma soprattutto sui i muri di pietra, fra le ombre discrete e i raggi del sole.



Prima di lasciare questa bella villa, con le sue nobili stanze e giardini, ricordo qualche informazione sulla loro storia, attingendo direttamente dal sito del FAI:

“Nella tranquilla Valcuvia, a pochi chilometri da Varese e dal Lago Maggiore, sorge nel Cinquecento la dimora di campagna dei Della Porta, ricchi possidenti locali con umili origini e ambizioni di nobiltà. Una residenza dall’anima agricola con rustici, torchio e cantina per produrre vino e una filanda per i bachi da seta.
Una tipica “villa di delizia” nel Settecento, rinnovata in occasione delle nozze tra Giovan Angelo III Della Porta e la contessa milanese Isabella Giulini. Oggi si può accedere quindi alla loro dimora estiva: saloni e salottini, gallerie e camere da letto dai vivaci affreschi con illusionistiche architetture dipinte, miti e allegorie, trionfi di fiori colorati perfino sulle porte, piccoli capolavori di stile rococò. Pochi ma preziosi gli arredi originali, come un letto a baldacchino in damasco di seta gialla e gli armadi dello studio, per l’archivio di famiglia (…). L’affaccio dalle finestre è sublime sul monumentale giardino all’italiana: un’originale scenografia di terrazze scolpite in pietra che risalgono la collina fino al grande prato verde del “teatro”, con la peschiera e un ripido sentiero verso il panoramico belvedere. La villa, salvata nell’800 dal senatore Camillo Bozzolo che vi ha lasciato ricordi di famiglia e una ricca biblioteca, ha ritrovato l’antico splendore grazie al recupero del FAI ed è ancora oggi un angolo di delizia (…).”


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ALBUM FOTOGRAFICI
La villa e gli interni
Il parco e i roseti

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Note di Viaggio:
La Villa Della Porta Bozzolo, all’inizio della Valcuvia, si trova a Casalzuigno, in provincia di Varese. Si raggiunge dall’autostrada A8 Milano-Varese, uscendo a Sesto Calende e proseguendo sulla strada statale verso Luino. È aperta dal mercoledì alla domenica, dal 25 febbraio al 30 novembre dalle 10 alle 18, e dal 1 ottobre al 10 dicembre dalle 10 alle 17 (sabato, domenica e festivi chiusura alle 18).

martedì 18 aprile 2023

Secondo ritorno al Castello di Masino

Passate due settimane dal ritorno a Masino, il pensiero di quel posto incantevole, accogliente, emozionante, e la voglia di soffermarmi ancora su certi suoi dettagli, che narrano storie e rivelano dettami sapienziali tra un affresco e l’altro, mi hanno condotta ancora lì, insieme al mio compagno di viaggio, a nutrirmi di bellezza.
Se lo scorso viaggio era stato per l’interno del castello, questo è stato per l’esterno, soprattutto per il parco. Che non abbiamo visto. Il tempo anche questa volta non è bastato, abbiamo preferito seguire percorsi diversi e non programmati, esplorare angoli e dettagli mai notati, e lasciarci guidare dalle suggestioni del momento.


La visita libera è una buona occasione per prendere il proprio tempo e camminare secondo il proprio ritmo, soffermandosi su ciò che richiama di più e tralasciando il resto.
Oltretutto, la giornata era a dir poco favolosa e la voglia, anzi, la necessità di assorbire tutta quella luce, quei colori e quei profumi era imperiosa e irresistibile.
Il sole faceva brillare il verde delle foglie e le api ronzavano fra i glicini nel pieno della loro fioritura. Il profilo delle montagne era velato di azzurro e il vastissimo paesaggio che si apre sulla favolosa serra morenica mostrava foschie, luccichii di laghi lontani e sfumature che toglievano il respiro.
Lì gli uccelli si sentono dappertutto, e qualche volta li si vede gettarsi in voli vertiginosi, in slanci di sconfinata ed estatica libertà, affidati al vento e all’abilità delle proprie ali.



Mentre osservavo tutto questo, accanto ai glicini e alle api, ho sentito una signora che descriveva dettagliatamente alcuni frammenti di paesaggio. Evidentemente lo conosceva bene, e mi è venuta l’idea di chiederle qualche informazione su ciò che da tempo desideravo sapere. E lei sapeva, ogni cosa.
Le ho chiesto se potesse dirmi, fra i profili di quelle maestose montagne, dove fosse la Bella Dormiente. Quasi stupita dalla mia domanda, la signora l’ha semplicemente indicata col dito: la Bella Dormiente è lì.
Era davvero , davanti a noi, proprio dove avevo sempre guardato senza mai vederla.


Certe volte abbiamo davvero bisogno di qualcuno che sappia mostrarci ciò che cerchiamo, e che pur essendo di fronte a noi, non vediamo. È bastato che la indicasse e l’ho immediatamente riconosciuta, chiedendomi come avessi fatto a non averla notata prima. Non sapevo che era quella la direzione in cui dovevo cercare, e convinta di non essere nel posto giusto, non cercavo affatto.
Credevo fosse altrove, lontano, chissà dove. E lei era lì, più bella che mai. Me ne sono innamorata all’istante, e il pensiero di chi ogni giorno si sveglia e la può salutare e osservare con amore, mi ha stretto il cuore. Se l’avessi io, più vicina e visibile, mi sentirei in uno stato di grazia perenne.
Ai miei occhi è una divinità della montagna, delineata con una tale grazia da suscitare una profonda commozione. Una devozione, addirittura, e mi chiedo se sia mai stata onorata in tempi passati.
Di certo lo è adesso, anche se solo da me e forse da qualche altra persona che ha la fortuna di abitarle davanti.
Questo è il dono più bello di questa giornata, l’immagine e la storia che ho portato a casa con me, nella mia borsa delle meraviglie – quella dove ripongo le storie e le visioni più belle.

Il viaggio di ritorno è stato accompagnato da lei, in ogni momento.
Ho continuato a cercarla e a trovarla finché è stata visibile. Finché non si è voltata e nascosta, coprendosi di ombre notturne.
Eppure è ancora qui, sempre qui, anche adesso. E lo sarà sempre.
Ora che l’ho incontrata non la lascerò più.


Al momento sto cercando di rintracciare e ricomporre una sua possibile leggenda autentica. Quella ad oggi più diffusa e conosciuta è in realtà molto recente, scritta per un concorso letterario pochi anni fa, per cui essendo attuale inventata non è considerabile una vera leggenda, che per essere tale deve affondare le sue radici nella tradizione locale e appartenere a tempi passati.
Credo comunque di avere abbastanza informazioni per riportarne una che sembra più antica, e che somiglia ad altre leggende che raccontano l’origine di certe conformazioni naturali. In questi casi le similitudini sono promettenti, e incoraggianti.

Questo è ciò che amo di più quando compio uno i miei viaggi di esplorazione: trovare nuove storie da raccontare, per far riemergere la bellezza e aiutarla a vivere.

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ALBUM FOTOGRAFICI
Intorno al Castello
La Bella Dormiente

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Note di Viaggio:
Il Castello di Masino si trova a Caravino, in provincia di Torino. Si raggiunge dal raccordo che unisce l’autostrada A4 Milano-Torino alla A5 Torino-Aosta, prendendo l’uscita Albiano e seguendo le indicazioni per il castello, poco distante. È curato dal FAI e aperto dal mercoledì alla domenica, dal 25 febbraio al 1 novembre dalle 10 alle 18, e dal 2 novembre al 17 dicembre dalle 10 alle 17.
Con la tessera FAI è sempre gratuito, e la visita guidata è disponibile con prezzo ridotto.

venerdì 7 aprile 2023

Ritorno al Castello di Masino

Sono passati cinque anni dalle mie prime visite al Castello di Masino, nel canavese, e dopo alcune intuizioni inaspettate che volevo comprendere meglio, ho sentito di doverci tornare, per riviverlo in ogni suo dettaglio e ritrovare certe piccole cose che nel corso di questi anni, seppur sopite, non hanno mai smesso di ispirarmi. E di nuovo ho trovato molto più di quanto credessi, perché pur essendo uguale, questo posto è sempre diverso.


Stavolta, in effetti, una differenza notevole c’era davvero: una delle stanze infatti è stata completamente restaurata dopo aver scoperto che, dietro i dipinti appesi alle pareti e la mano di vernice bianca data in tempi passati, erano nascosti preziosi affreschi del 1600, realizzati con la tecnica pittorica del trompe l’oeil, con tanto di magnifico albero genealogico sopra il caminetto.
Sono rimasta affascinata, e credo che chiunque si sia chiesto chi mai abbia potuto far coprire tutto. Ma forse è meglio non sapere.
Ripercorrendolo, ho amato tanto il salone delle divinità, con coppie di divinità fra cui Diana, Venere, Minerva e altre che non ho riconosciuto. Splendidi gli appartamenti della regina, le camere con i grandi letti a baldacchino, la sala da ballo, i salottini, la biblioteca e la sala di lettura.



Soprattutto, mi sono soffermata su quei dettagli che mi cantano dentro e mi chiamano, quelle tracce che brillano e alle quali mi accosto per ascoltare cosa hanno da dirmi. Ancora più forte che in passato, mi ha chiamata la sfinge dipinta alla base della parete di una delle stanze, seminascosta da una poltroncina. Sapevo che era lì, la ricordavo bene.
La sua voce non smette di sussurrare. La forza delle sue zampe e del suo corpo leonino, la libertà infinita del volo nelle sue ali, la grazia del suo bellissimo volto, la donna assoluta, divina, completa.
La ascolto, e cerco di imparare.



Questo primo ritorno a Masino è stato dedicato alla riscoperta del castello, con una visita guidata molto bella e dettagliata, dopo la quale io e il mio compagno di viaggio ci siamo rilassati e goduti il più a lungo possibile la vastissima veduta sul paesaggio canavese, immersi fra i glicini profumatissimi del terrazzo, e deliziati da crostatina al cioccolato e caffè.
Da quell’altezza sembra quasi di volare, lo sguardo vaga senza limiti. Un corvo gigante ha volteggiato poco lontano, verso il labirinto, e infine si è posato sulle mura esterne del parco. Grandi ali dalle piume nero lucide, in un cielo che si copriva di nuvole pesanti e scure.
In lontananza alcuni mulinelli di polvere vorticavano sulla terra arida e bisognosa di pioggia, e qualche sporadico raggio di sole perforava le nuvole, creando qua e là fasci di pallida luce.
Desideravo andare a camminare nel parco ma ormai era tardi, così ho lasciato il castello con la promessa di tornarci molto presto.
Del resto, rose e spiree non erano ancora fiorite. Ogni cosa a suo tempo.


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ALBUM FOTOGRAFICO

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Note di Viaggio:
Il Castello di Masino si trova a Caravino, in provincia di Torino. Si raggiunge dal raccordo che unisce l’autostrada A4 Milano-Torino alla A5 Torino-Aosta, prendendo l’uscita Albiano e seguendo le indicazioni per il castello, poco distante. È curato dal FAI e aperto dal mercoledì alla domenica, dal 25 febbraio al 1 novembre dalle 10 alle 18, e dal 2 novembre al 17 dicembre dalle 10 alle 17.
Con la tessera FAI è sempre gratuito, e la visita guidata è disponibile con prezzo ridotto.