giovedì 25 ottobre 2018

Castelli della Val d'Aosta - Castello di Fènis

Ormai rapita dalla magia degli antichi castelli, sto seguendo un percorso che mi porta sempre più lontano e, guidandomi attraverso la storia antica, mi mostra nuovi frammenti di bellezza. Una bellezza fatta di torri, di mura, di affreschi, di simboli ancora pregni di un potere mai dimenticato, così come di paesaggi di montagna, animaletti che non sono abituata a vedere, e visioni inaspettate…
Ieri, assecondando l’onda che mi spinge a procedere e ad esplorare, sono arrivata al Castello di Fènis, che si trova poco distante da Aosta e sorge fra le alte montagne, che lo circondano e accentuano, in chi lo guarda, la sensazione di trovarsi in una dimensione sospesa, immobile, protetta, incurante del trascorrere del tempo e ancora attraversata dalle eco del passato.
A darmi il benvenuto alle porte del paesino di Fènis, un meraviglioso corvo con una ghianda nel becco, che si è posato accanto alla strada.
Il cielo era velato, il sole seminascosto dalle nuvole, l’aria frizzante e rigenerante.

Il Castello dall'esterno

Dal momento che non è possibile visitare il castello liberamente, io e la mia accompagnatrice abbiamo aspettato qualche minuto perché arrivasse la guida – purtroppo questa volta non eravamo sole e la differenza si è sentita fin troppo bene – e non appena possibile abbiamo iniziato l’esplorazione.
La costruzione e le molte modifiche di quello che è l’attuale Castello di Fènis si sono sviluppate tra il XII e il XV secolo, e il maniero è stato abitato per molto tempo dalla famiglia Challant.

Dentro le mura

All'interno, le stanze sono piuttosto spoglie, prive dell’antico mobilio, che è stato sostituito con alcuni mobili simili a quelli originali, ma tutto sommato sono accoglienti, avvolte in una luce tenue.

La finestra della Sala da Pranzo

Mi sono piaciuti molto i grandi camini, tutti pieni di panciuti calderoni di ferro, la camera da letto, e ho trovato interessante il salone con la cappella, nella quale un paio di affreschi mi hanno incuriosita: quello con la Madonna che raccoglie i suoi figli sotto al suo mantello, e quello di una Santa sconosciuta, che porta come simboli iconografici la palma, forse una spada e la ruota.

La Camera da Letto

Ma la parte davvero eccezionale del castello è senza dubbio il cortile interno, interamente affrescato su ogni piano, con la bella scala semicircolare e soprattutto la raffigurazione di San Giorgio che uccide il Drago e salva la Principessa, così come viene letteralmente spiegato.

Il Cortile interno

San Giorgio che uccide il Drago e salva la Principessa

La simbologia dell’uccisione del Drago, che rappresenta l’atavico potere terrestre femminile, non è piacevole per chi come me ama e cerca di seguire le antiche tradizioni spirituali femminili, ma la presenza della Principessa, che in un certo senso, in quando donna, incarna gli stessi poteri del Drago e forse, per come l’ho sentita io, permette che sopravvivano attraverso di lei, è importante.
Al di là dei simboli e dei misteriosi significati che si nascondono dietro queste immagini, la visione d’insieme del cortile, con i motivi a rombi, le porticine ad arco acuto e i colori ancora vivi, è davvero unica.

Il Cortile interno visto dal primo piano

Sarei rimasta lì dentro molto più tempo, lasciando che ispirazione e intuizione fluissero libere davanti alla bellezza che avevo davanti agli occhi, ma purtroppo con le visite guidate è tutto tremendamente rigido, preciso, scandito dal tempo, in un certo senso prigioniero di una tempistica che a me non appartiene. Ho realizzato, una volta di più, quanto i miei ritmi interiori siano diversi da quelli degli altri, e siano incompatibili con l’approccio stesso della visita guidata, che per forza di cose deve attenersi a orari prestabiliti e uguali per tutti.
D’altra parte, in questi vecchi castelli la visita libera non è consentita, e considerando il comportamento di molti turisti – al quale ho assistito proprio ieri – ringraziamo il cielo che sia così.

Uscita da quel piccolo regno antico, mi sono accorta che le sorprese non erano finite, perché uno dei dettagli più importanti e ispiranti del maniero è all’esterno, incastonato sulla cima delle torri.

Una delle Torri

Si chiamano Teste Guardiane, sono puramente celtiche, ed erano considerate le protettrici del castello. Oltre alla difesa militare, di cui si occupavano gli uomini, il luogo era infatti vegliato e protetto anche a livello sottile grazie alla presenza di queste teste, poste intorno alle torri di modo che guardassero da ogni lato. Ad esse era attribuito un valore apotropaico, poiché allontanavano ogni sorta di pericolo, sia tangibile, sia invisibile.
Le teste sono molto in alto, bisogna cercarle e non sono ben visibili a occhio nudo. Ma per fortuna lo zoom della macchina fotografica mi ha permesso di catturarne una bella immagine chiara e dettagliata.

Le Teste Guardiane

Le Teste Guardiane

Al termine della visita, sempre un po’ infreddolita dalle correnti e dall’aria pungente, mi sono scaldata con un tè bollente nel bar accanto al castello, e prima di tornare a casa abbiamo fatto di nuovo tappa a Verrès per camminare ancora lungo le strette vie addobbate per Halloween, e visitare la Collegiata di Saint Gilles.

Passeggiando, ho ripensato molto a quel castello così ieratico e misterioso e all’esperienza che ne avevo appena fatto, ricca di immagini stranamente accordate a questo periodo dell’anno. Il corvo con la ghianda nel becco, i grandi calderoni, poi l’affresco con il drago e la principessa e infine le teste guardiane celtiche, incastonate nelle torri per vegliare e proteggere. Tanti simboli sui quali rifletterò in questi giorni, mentre Samhain si avvicina e la ruota sta per compiere un nuovo giro.

Risalita in macchina mi sono avviata verso casa. In questi momenti, una delle cose che amo di più è guidare in silenzio, circondata dal profilo scuro delle montagne, con la solita stellina brillante che compare e scompare fra una vetta e l’altra. Ieri sera ad un certo punto è sorta fra le montagne la luna piena, che mi ha fatto compagnia per tutto il viaggio, splendente e rosata, piena di un’armonia che si rifletteva anche dentro di me.
Quanta bellezza si coglie nella natura quando ci si concede di guardarla da una prospettiva diversa.
Le stesse cose si mostrano rinnovate ai nostri occhi, la loro magia si rivivifica nel nostro cuore, e ricominciamo a sentire la voce dell’anima, gioiosa e incantata da un mondo diverso, che pur tuttavia è sempre lo stesso.

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Curiosità - Il Fantasma del Castello di Fènis:
Proprio così, anche il Castello di Fènis ha il suo fantasma. Questa volta non si tratta di dame inquiete con la testa sotto al braccio, tutt’altro. Lo spirito che si dice abiti fra queste mura è quello di un bambino, figlio del padrone del castello e della sua prima moglie. Subentrata la matrigna, desiderosa di far ereditare le ricchezze al proprio figlio naturale, il legittimo erede doveva sparire. E così avvenne. Si racconta che la perfida donna lo uccise e lo gettò nelle segrete del maniero, e che da allora il suo fantasma si aggiri per le stanze, sia di notte che di giorno, divertendosi a spostare le suppellettili, soprattutto nelle cucine.

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Note di viaggio:
Il Castello di Fènis si trova a Fènis ed è raggiungibile percorrendo l’autostrada Torino-Aosta, uscendo a Nus.
La visita dura circa un’ora. L’orario di apertura invernale, da Ottobre a Marzo, è dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 17, con chiusura al lunedì. L’orario estivo, da Aprile a Settembre, è continuato, dalle 9 alle 19, senza giorni di chiusura.
Per vedere le altre fotografie scattate durante la visita:
Castello di Fènis – L’Esterno
Castello di Fènis - Le Teste Guardiane celtiche
Castello di Fènis – Il Cortile e l’Interno

lunedì 22 ottobre 2018

Castelli della Val d'Aosta - Castello di Verrès

Dopo aver lasciato a malincuore il Castello di Issogne, ci siamo incamminate verso il Castello di Verrès, completamente diverso sia nella costruzione, sia nello scopo, sia nell’energia che lo permea.
Si tratta di una vera e propria fortezza militare nata a scopo difensivo, nella quale era difficile, se non impossibile, vivere per lunghi periodi, per via delle pareti molto spesse che rendono l’ambiente estremamente umido, delle fredde correnti che lo attraversano di continuo, e della temperatura gelida che anche gli immensi camini non riuscivano a mitigare.
La fortezza è in effetti molto spoglia, solitaria, inospitale, ma il paesaggio che la circonda è potente e magnifico.


Per raggiungerla bisogna inerpicarsi lungo una salita molto ripida e non proprio facile per via delle pietre. Se si ha problemi a camminare diventa assolutamente proibitiva. Però al di là della difficoltà e della fatica è davvero splendida.
Sono felice di averla vista in autunno, disseminata di ricci e di castagne, con le foglie scarlatte e i colori dorati. A metà del percorso è anche salito un forte vento, che ha staccato e fatto volare miriadi di foglie, scarmigliando i capelli e regalando un piccolo assaggio della reale difficoltà che dovevano avere coloro che nel castello trascorrevano le giornate, in particolare guardie e guerrieri.

La ripida salita verso il Castello

La parte più bella del castello è sicuramente il cortile interno con il pozzo, oltre alle splendide finestre ad arco e ai giganteschi camini.

Il cortile interno

Ammetto che la guida era preparatissima ma parecchio loquace, e alla fine della visita, intirizzita dal freddo e anche piuttosto stordita, non ho affatto disdegnato di andarmene. Lungo la discesa la temperatura era cambiata, faceva freddino e il sole si era già nascosto dietro le montagne.

Il pozzo

Voglio però spendere qualche parola in merito al paesino di Verrès, che mi è piaciuto davvero tanto. Ci siamo andate per rifocillarci – io necessitavo assolutamente di un caffè bollente – e poi abbiamo fatto una passeggiata lungo una graziosissima via del centro vecchio, molto viva e piena di negozietti e di pasticcerie. Ma la cosa più bella è che in ogni negozio, ogni vetrina era addobbata per Halloween, e le case di pietra erano unite fra loro da tanti festoni arancioni. La cosa mi ha stupita, perché qui da me la festa è quasi del tutto snobbata, e chiedendo spiegazioni a un negoziante, questi mi ha spiegato che lì Halloween è “una tradizione molto sentita” e che c’è molta partecipazione da parte di tutti.
È stata una piacevole sorpresa, e non è stata l’unica... Per questo motivo spero di tornarci presto e di poter ancora camminare per quelle vie, esplorandole tutte e magari raccogliendo qualche bella storia da raccontare e condividere.


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Shopping:
Se capitate a Verrès, o comunque in altri paesi valdostani, non dimenticate di assaggiare e di portare a casa le tradizionali Tegole della Val d’Aosta, ovvero i tipici e deliziosi biscottini sottilissimi alle nocciole. Sono acquistabili in qualsiasi pasticceria del posto. Noi ne abbiamo prese una bella scatola che temo avrà vita breve…

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Note di viaggio:
Il Castello di Verrès si raggiunge tramite l’autostrada Torino-Aosta, uscendo a Verrès.
La visita dura circa un’ora. L’orario di apertura invernale, da Ottobre a Marzo, è dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 17, con chiusura al lunedì. L’orario estivo, da Aprile a Settembre, è continuato, dalle 9 alle 19, senza giorni di chiusura.
Consiglio vivamente scarpe da trekking e molta attenzione durante la salita.
Per vedere le altre fotografie che ho scattato durante la visita:
Castello di Verrès – Esterni
Castello di Verrès – Interni
Per saperne di più: Regione Val d’Aosta – Castello di Verres

Issogne - Il Fantasma della Contessa di Challant

Narra la leggenda, e fa eco la vera e propria testimonianza, che il Castello di Issogne sia abitato dallo spirito della Contessa Bianca Maria di Challant, che vi aveva abitato per pochi anni, dal 1522 al 1525 circa.
Bianca Maria Gaspardone – o Scapardone – era nata a Casale Monferrato tra il 1499 e il 1501, e ancora bambina, nel 1513 – nella migliore delle ipotesi aveva 14 anni – era stata data in moglie a un uomo di vent’anni più vecchio di lei, Ermes Visconti. L’uomo era molto geloso, perché Bianca era talmente bella che nessuno ne restava indifferente, e lei, tutto sommato, se ne compiaceva. Dopo soli sei anni di matrimonio, il marito venne giustiziato al Castello di Milano, e la giovanissima vedova, già ricca di famiglia, ereditò le ancora più grandi ricchezze del marito.
Ben presto venne chiesta nuovamente in moglie, e la sua scelta cadde sul ventenne valdostano Renato di Challant. I due sposi andarono ad abitare al Castello di Issogne, dove però la contessa non era felice e molto si annoiava. Il marito, infatti, era sempre lontano da casa, e quando seguì in battaglia Francesco I di Francia, Bianca se ne tornò nel Monferrato, dove condusse una vita molto libera e vivace, allietandosi della presenza di molti amanti. Con uno di questi, Ardizzino Valperga di Masino, intrattenne una relazione di più di un anno, ma quando scelse di lasciarlo per un altro uomo, il nobile ne fu talmente indignato, e tale fu la sua rabbia nei confronti della donna che la diffamò pubblicamente, più e più volte, e per diverso tempo seguitò a oltraggiarla, a insultarla e a biasimare la sua condotta – che pure gli era stata di gradimento, sinché era stato lui stesso l’oggetto del suo amore. Bianca Maria, esasperata e forse più abituata a ricevere complimenti piuttosto che ingiurie, pregò il suo nuovo amante di uccidere Ardizzino, ma questi rifiutò. Poco tempo dopo, avendo incantato con la sua bellezza un altro amante, rivolse a questi la stessa richiesta, e il giovane accettò immediatamente, poiché era lieto di assumere il ruolo di salvatore della donna. Uccise il vecchio amante respinto e suo fratello, ma questa fu l’inizio della fine.
Udita la notizia, il precedente amante di Bianca, che aveva rifiutato la sua richiesta, comprese che la mandante dell’omicidio non poteva che essere lei, e così la denunciò al connestabile Carlo di Borbone.
Bianca Maria venne arrestata, e insieme a lei vennero imprigionate anche due sue ancelle, che la difesero e che per questo vennero sottoposte alle peggiori torture. Evidentemente le confessioni strappate con la tortura non bastarono a condannare Bianca Maria - inoltre una delle due ancelle morì proprio a causa dei tormenti subiti - e non essendoci prove certe per incriminarla, le accuse stavano per cadere quando fu lei stessa, forse morsa dal rimpianto, a scrivere una lettera al Borbone, nella quale confessò la sua colpa.
Il 20 Ottobre del 1526 la bellissima Bianca Maria di Challant venne quindi condotta nel rivellino del Castello milanese di Porta Giovia – adesso il Castello Sforzesco – e qui venne decapitata.

La leggenda narra che il fantasma della Contessa compaia nell’ala ovest del Castello di Issogne, dove aveva vissuto nei primi anni del suo secondo matrimonio, trattenendo fra le mani la testa mozzata; mentre testimonianze meno macabre affermano che lo spirito appaia in certe notti d’estate nel cortiletto del castello, accanto alla bella Fontana del Melograno, oppure lungo i corridoi e sui camminamenti, dove incede elegante e bellissima. Si dice che ancora oggi seduca gli uomini che visitano il castello, dispensando dolci baci sul collo e sulle labbra, così come ardite carezze…

La Fontana del Melograno nel cortile del Castello

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Leggendo vari articoli che parlano della contessa Bianca Maria di Challant, per cercare di trarre gli avvenimenti più realistici e storicamente documentati, non ho potuto fare a meno di notare una certa malizia, o meglio, un marcato giudizio maschilista, in molti di essi.
Per via della sua vita sentimentale vivace e libera, la contessa viene spesso posta in cattiva luce, tanto che si lascia intendere che la sua morte sia stata in un certo senso cercata.
Eppure nessuno si sofferma sul fatto che sia stata data in moglie che era ancora bambina a un uomo maturo, e che di certo anche i suoi due mariti non abbiano mancato di concedersi voluttuose relazioni con delle amanti. Eppure il fatto che lo facessero loro è considerato normale, mentre Bianca Maria di Challant venne definita in modi spregevoli, e tutt’ora viene trattata con un sottile disprezzo.
Ciò nonostante, la sua morte rattristò molte persone, e al di là dei giudizi che ella subì in vita, rimase amata agli occhi delle genti.
La sua storia mi ha intenerita, e rappresenta in un certo senso la storia di tutte quelle donne che desiderano vivere senza legami una vita sessualmente e sentimentalmente libera, senza per questo venire oltraggiate e senza dover arrivare ad essere talmente esasperate da escogitare la morte di qualcuno.
Se Bianca Maria non avesse scritto per sua scelta la lettera che servì per condannarla a morte, sarebbe stata rilasciata e avrebbe potuto tornare alla sua vita. Eppure è proprio questo suo ultimo gesto, profondamente onesto e umile, che descrive il suo modo d’essere più vero: quello di una donna di buon cuore, che voleva scegliere per se stessa e che desiderava soltanto l’amore. Amore che lei dona ancora oggi a coloro che la vedono apparire accanto alla Fontana del Melograno, quando la luna brilla alta nel cielo, dispensando dolci baci e languidi sguardi poco prima di scomparire come un leggero velo di bruma.

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Fonti:
Enciclopedia Treccani
La Repubblica

Castelli della Val d'Aosta - Castello di Issogne

Certi viaggi arrivano nel loro momento, non per forza nel tuo. Ti prepari, fremi per partire, ma c’è sempre qualche impegno improvviso o qualche impedimento che ti costringe a rimandare, finché, finalmente, arriva la giornata perfetta, e parti.
Ieri è stata la giornata perfetta per visitare due castelli splendidi che volevo vedere da tempo. La temperatura era piacevole, il sole brillante e la strada per la Val d’Aosta era tranquilla e sempre bellissima.
Adoro questo percorso, in poco tempo porta dalle pianure alla montagna, dove i nomi dei paesini sono tutti in francese e si respira un’aria diversa, più leggera, fresca e pura.
Siamo arrivate – io e la mia saltuaria accompagnatrice, ovvero mia mamma, che come me ama molto i castelli e la loro storia – a Issogne, e giunte all’ingresso del castello abbiamo trovato un cartello che diceva che il castello era chiuso per lavori. Eppure il cancello era aperto, e io non avevo alcuna intenzione di arrendermi. Sono entrata comunque, ho cercato la biglietteria, che era aperta, ho chiesto spiegazioni, e stranamente il responsabile ha detto che il castello era aperto e non c’era alcun problema a visitarlo. Misteri della vita.
Forse però il cartello all’ingresso aveva fatto desistere altre persone, per cui e abbiamo avuto la fortuna di avere non solo una guida tutta per noi, ma anche il castello completamente deserto, silenzioso, pacifico come probabilmente è poche volte durante l’anno.
Lezione suggerita dall'esperienza: mai arrendersi o desistere, avere il coraggio di chiedere e di andare fino in fondo, sempre.

Il cortile esterno con la Fontana del Melograno

Il castello è molto antico, ha origine intorno al XII secolo e col tempo venne ampliato e migliorato fino a raggiungere la sua età d’oro nel 1400. Da allora appartenne alla nobile famiglia di Challant, che vi abitò per molti secoli.
Esternamente non è bello, eppure appena si accede al cortile qualcosa cambia… si entra in una dimensione diversa, quasi sospesa. Mentre passeggiavo intorno alla splendida Fontana del Melograno, costruita presumibilmente i primi anni del 1500 – con l’alberello realizzato in ferro battuto che presenta i frutti del melograno e le foglie della quercia, a simboleggiare l’abbondanza e la forza della famiglia nei due alberi riuniti – pensavo alle Contesse di Challant, che di certo vi avevano trascorso molto tempo, e in particolare alla Contessa Bianca Maria di Challant, il cui fantasma si dice che vaghi ancora in questo posto, soprattutto durante le sere d’estate.

La Fontana del Melograno

Quale luogo migliore per tornare a passeggiare… Con il sole che illumina di una calda luce dorata e miriadi di uccellini che vi volano in mezzo e cantano tutto il giorno.
Mi sono persa ad ascoltarli e a respirare quella magia, pensando che avrei voluto trascorrervi tutto il giorno, in silenzio e con l’armonia nel cuore… ma la visita era appena iniziata, e c’era tanto da vedere.

Il Portico con le Lunette che raffigurano gli antichi Mestieri

Il percorso del castello è molto bello. Parte dal porticato esterno, con gli affreschi perfettamente mantenuti che rappresentano gli antichi Mestieri, e prosegue con le camere interne. La calda e accogliente Sala da Pranzo, la Cucina con i grandi camini, poi la Sala della Giustizia e, salendo al primo piano, la Cappella e la Sala d’Armi.

La Sala da Pranzo

La Cucina

Al secondo piano, la Camera di Giorgio di Challant, con l’Oratorio e lo Studiolo, la Camera della Torre, dalla quale sono visibili gli altri castelli di Verrès e di Arnad – e grazie alla quale le guardie dei tre castelli potevano comunicare fra loro, ed esponendo bandiere o fuochi accesi potevano segnalare l’incombenza di qualche pericolo – poi una curiosa stanzetta tutta dipinta di verde, riservata soltanto alle donne, poiché le dame del castello vi si riunivano da sole, e infine la splendida Sala del Re di Francia, Carlo VIII, che vi soggiornò per quattro giorni.

La Sala d'Armi

La Camera di Giorgio di Challant

Purtroppo la guida non ci ha mostrato due stanze che avrei voluto vedere, e che forse in questo periodo sono chiuse, ovvero la Camera di Margherita de la Chambre al primo piano, con il suo personale Oratorio che mostra un affresco con il Martirio di Santa Caterina, e la Camera della Contessina, appartenuta a Isabella di Challant e sita al secondo piano.
Approfittando di questa mancanza tornerò senza dubbio al Castello d’Issogne.

La Sala del Re di Francia

Per ogni luogo che visito, cercando di viverlo nel modo più pieno possibile, mi piace ricordare i dettagli e le sensazioni avute, trattenendo nella memoria quelle che, più di altre, mi hanno parlato dentro.
Ebbene, questo posto, con la sua calda luce e le sue ombre, mi ha dato tanto. Ho fatto fatica a lasciarlo, e soprattutto il pacifico e luminoso cortile, con la Fontana del Melograno e il canto degli uccelli, mi ha trasmesso un senso di calma e luminosa armonia…

La Fontana del Melograno

Lo immagino con l’acqua che scorre dalle sottili bocchette della Fontana, e gorgogliando si riversa nella vasca, e penso a quanto devono averlo amato, le Contesse che vi hanno abitato, e che forse vi tornano ancora… in spirito, quando cala la sera e in cielo sorge la luna.

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Curiosità:
L’acqua della Fontana del Melograno è scorsa per secoli e secoli. Giungeva direttamente da una sorgente che scaturiva dal ghiacciaio di una delle vette poco lontane. La sorgente era stata in origine raccolta in un tubo che scendeva dalla vetta e raggiungeva il Castello d’Issogne, e il peso stesso dell’acqua, durante la ripida discesa, le dava la spinta necessaria a raggiungere la fontana e a zampillare dalle sue bocchette.
Purtroppo nell’anno 2001 è stata costruita una casa proprio di fronte al cortile del castello, e negli scavi per le fondamenta il tubo è stato spezzato. Né il costruttore, né il proprietario della casa si sono mai preoccupati di ristabilire ciò che per secoli aveva funzionato in modo continuo e perfetto.
L’acqua da allora non scorre più, la vasca è asciutta, e nel cortile è calato il silenzio.

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Per conoscere la storia della Contessa Bianca Maria di Challant, il cui fantasma si dice vaghi nel cortile e in alcune stanze del castello, leggete questo approfondimento: Issogne - Il Fantasma della Contessa di Challant

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Note di viaggio:
Il Castello d’Issogne si raggiunge comodamente tramite l’autostrada Torino-Aosta, uscendo a Verrès.
La visita dura circa un’ora. L’orario di apertura invernale, da Ottobre a Marzo, è dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 17, con chiusura al lunedì. L’orario estivo, da Aprile a Settembre, è continuato, dalle 9 alle 19, senza giorni di chiusura.
Per vedere le altre fotografie scattate durante la visita:
Castello di Issogne – Esterni
Castello d’Issogne – Interni
Per saperne di più: Regione Val d’Aosta – Castello d’Issogne