lunedì 14 luglio 2025

Viaggio in Liguria. Le Grotte di Toirano

Viaggio in Liguria - Seconda giornata
Le Grotte di Toirano


Quando si imbocca la via che si addentra nell’entroterra e si comincia a salire verso le Grotte di Toirano, il paesaggio cambia completamente. Le cicale onnipresenti cantano ancora più forte, e nonostante il caldo, il vento è fresco, leggero e rigenerante. Avevamo un pochino di tempo prima che iniziassero le visite pomeridiane, così abbiamo mangiato alla caffetteria delle grotte – una focaccia schiacciata bianca, con olio e rosmarino, squisita – e poi ci siamo riposati in macchina. Io ero veramente stremata e ho dovuto chiudere gli occhi per un pochino prima di essere pronta a ciò che ci aspettava. Abbiamo poi fatto un giretto nel negozio di minerali alla base delle grotte, e ho adottato una streghina-campanella con la scopetta, per stare in tema con la prima delle grotte, la più suggestiva.
Quando è arrivato il momento della visita ci siamo quindi inerpicati verso l’ingresso delle grotte – una salita veramente intensa e stancante sotto al sole – e dopo aver ripreso energia, e aver infilato la felpa – la temperatura interna delle grotte è di 15° – abbiamo seguito la bravissima guida verso il cancello che si apre su uno dei più antichi misteri mai scoperti. E lei lo ha aperto, invitandoci a entrare.
L’esplorazione delle Grotte di Toirano è qualcosa di impagabile e indescrivibile. All’ingresso ci ha accolti una graziosa streghina appesa, a ricordare il nome della prima grotta, la più grande e meravigliosa: la Grotta della Bàsura – ovvero della Strega.
Da qui in poi le parole non sono abbastanza per raccontare la meraviglia dell’esperienza. Solo gli occhi e il cuore che si perdono nell’incanto, e il silenzio, sono adatti al momento.
Scrivo pertanto solo qualche cenno storico, e ovviamente folklorico, e per quanto non all’altezza della realtà vissuta sul posto, lascio parlare le immagini.


Le Grotte di Toirano vennero scoperte ed esplorate a partire dal 1950. “Il 28 maggio del 1950, un gruppo di giovani di Toirano apre un varco nel diaframma che impedisce l’accesso alle sale interne della Grotta della Bàsura e arriva sul fondo della grotta, riportando in paese resti di orso delle caverne. La grotta viene aperta al pubblico il 1 gennaio 1953 e, nel 1960, l’esplorazione continua con la discesa nell’Antro di Cibele, il tratto terminale della Bàsura, inaccessibile fino a quel momento, e con la successiva esplorazione della Grotta Inferiore di Santa Lucia.
Il 9 luglio 1967, con il completamento del traforo del tunnel, le due grotte naturali vengono collegate, creando il circuito a senso unico utilizzato ancora oggi per la visita.” (1)

C’era tutto, proprio tutto. La strega, o bàsura – come viene chiamata con diverse varianti in Liguria – l’antro della materna dea Cibele, e Santa Lucia. Per me, il mio mondo al completo.
Ma cominciamo dall’inizio. Dopo aver salutato la streghina appesa all’ingresso, la guida ha chiuso la porta di ferro dietro le nostre spalle e ha annunciato che avremmo camminato nel cuore della terra per circa un chilometro. Inaspettatamente ho provato un leggero senso di panico e claustrofobia, ma mi sono subito fatta coraggio e tranquillizzata, pensando solo che spesso, l’unico modo per superare piccole e grandi difficoltà, è attraversarle fino in fondo.
Ci siamo quindi addentrati nella Grotta della Bàsura, fra cunicoli, aperture piene di stalattiti, stalagmiti e colonne, e penombre calde e materne. Nella pancia della mamma, o in questo caso, della strega.




Ogni più piccolo tratto di grotta era una meraviglia impossibile da descrivere, ma la mia gioia è esplosa quando siamo sbucati in una parte più ampia, chiamata il Salotto delle Streghe, per via delle conformazioni che assomigliano a un intimo raduno di misteriose figure. All’ingresso del Salotto delle Streghe, dal soffitto, pende una stalattite a dir poco particolare, a forma di lunga gamba con il piede: è chiamata la Calza della Strega.



A sentire tutte queste cose non stavo nella pelle, la mia gioia era alle stelle.
Abbiamo proseguito, incontrando diversi ambienti e conformazioni straordinarie, come il laghetto sotterraneo, nel quale vive ancora un minuscolo crostaceo simile a un gamberetto – il Niphargus longicaudatus – le stalattiti a forma di fette di prosciutto, l’organo dalle “canne” vuote – che veniva suonato picchiettandole fino a quando ha iniziato a deteriorarsi e si è convenuto di evitare di rovinarlo ancora – e la Sala dei Misteri, nella quale sono segnalate una serie di impronte appartenenti a una famiglia del Paleolitico superiore: due adulti e tre bimbi di cui uno molto piccolo.




Quindi abbiamo raggiunto a malincuore la fine della Grotta della Bàsura, solo per scoprire un’altra magia. Da qui si accede infatti all’Antro di Cibele, un piccolo spazio raccolto in cui pendono dall’alto innumerevoli concrezioni mammellonari, ovvero rotonde, simili a tanti morbidi seni stillanti gocce d’acqua lattea. Per questo è stato chiamato in questo modo, a ricordare la madre delle madri, la dea della fecondità e del primo nutrimento, signora dalle molte mammelle e del dolce latte.



Dopo l’Antro di Cibele, siamo quindi passati alla Grotta di Santa Lucia Inferiore, dove abbiamo incontrato diversi ambienti, alcuni ricoperti di miriadi di cristalli di aragonite luccicante, simili a candidi coralli che ricoprono le pareti e il soffitto.


Sul finire del nostro incantevole viaggio in seno alla terra abbiamo incontrato un’altra curiosa – e per me entusiasmante – conformazione, a forma di gatto con la coda. Non a caso è stata chiamata il Gatto della Strega.



Nell’ultimo tratto di grotte, dal 2011 viene lasciato maturare un particolare vino prodotto da vitigni autoctoni, lo spumante Bàsura: “A riposare nell’oscurità sono il Bàsura Obscura, il Bàsura Riunda e il Bàsura Rosa.” (2)

Quando abbiamo raggiunto l’uscita, col sole lucentissimo, dopo più di un’ora passata nelle ombre accoglienti e freschissime delle grotte, avrei voluto ricominciare la visita daccapo. Ma non essendo, ovviamente, possibile, ci siamo incamminati lungo il sentiero in discesa. Eppure ci tenevo tanto a vedere il Santuario Rupestre di Santa Lucia, che si trova poco più in alto e comprende la Grotta di Santa Lucia Superiore. Sapevo che è aperto solo per poche ore la domenica, ma ho comunque imboccato la stradina di nuovo in salita per andare a sbirciare nel cortiletto oltre il cancello. Da sola, accompagnata da tre grandi corvi che volavano attorno.




Ci tornerò quando sarà tempo. Qualche volta, lasciare qualcosa di incompiuto offre un motivo in più per tornare dove il cuore ha gioito e l’anima ha volato.
Un pezzettino di cuore di sicuro è rimasto là, nella Grotta della Bàsura, fra calze appese, salottini stregati, gatti e altre incantevoli stregherie.

Tornati alla macchina, abbiamo raccolto le idee e di lì a poco abbiamo ripreso la strada verso l’ultima tappa del nostro viaggio.

Continua…

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ALBUM FOTOGRAFICO

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Note:

1. Per approfondire, oltre a visitare le grotte, consiglio il sito ufficiale Toirano Grotte
2. Vedi Toirano Grotte – Bollicine in Grotta

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