lunedì 18 febbraio 2019

Castelli della Val d'Aosta - Castel Savoia

E questa era la terza tappa del mio viaggio, che ci tenevo tanto a vedere con la neve, e che con mia grande gioia, ci era proprio immersa dentro: il bellissimo Castel Savoia.
Lasciando Issime ho proseguito verso Gressoney Saint Jean, incantandomi per il mutare del paesaggio. Le montagne si facevano via via sempre più bianche, e se inizialmente sembravano spolverate di zucchero a velo, in breve tempo si sono mostrate coperte da una coltre candida e soffice.
Potevo ben immaginare lo scoramento delle macchine dietro la mia, perché su queste strade arzigogolate e circondate dalle belle montagne io amo viaggiare piano, accostando di tanto in tanto per far passare chi ha la sfortuna di starmi dietro, e proseguendo poi in pace e beata lentezza.
Imboccata la stradina laterale e raggiungendo in pochi minuti il piccolo parcheggio del Castello, io e la mia consueta accompagnatrice ci siamo incamminate, non senza un po’ di fatica, sul sentiero del parco di abeti che circonda il Castello. C’era neve ma anche diversi punti di ghiaccio molto scivoloso, per cui siamo salite lentamente e con molta attenzione.
Quando, da dietro due abeti, è spuntato il Castello, sono rimasta incantata… non era assolato come avrei desiderato, perché il sole era già nascosto oltre le vette più alte, però era comunque splendido, come uscito da una fiaba.


Castel Savoia, costruito in cinque anni, dal 1899 al 1904, fu la residenza d’estate della Regina Margherita di Savoia, che per ventidue anni trascorse i mesi estivi in questa dimora da sogno. Proprio lei aveva voluto il castello disposto in modo che, da ogni finestra si potesse abbracciare con lo sguardo il Monte Rosa, e le stesse parole con cui lei lo descrisse, mi hanno inumidito gli occhi…



Le stanze interne del castello sono purtroppo quasi prive di arredamento, ma sono molto belle, soprattutto le numerose finestre, che offrono una vista incantevole sul bosco di abeti e sulle montagne circostanti, e la scalinata d’ingresso, col suo movimento serpentino e il suo lampadario coloratissimo.


I soffitti a cassettoni, tutti dipinti e pieni di colori, si armonizzano con le decorazioni affrescate sui muri, e soprattutto con le tante, tantissime margherite – dal nome della Regina – che fioriscono dappertutto.


Doveva averlo amato davvero molto, Margherita, il suo castello fiabesco, proprio lei che amava le tradizioni e le fiabe valdostane, tanto da finanziare e appoggiare la ricerca e la pubblicazione di un libro sulle leggende della Valle del Lys, redatto dal suo affezionatissimo amico Jean Jacques Christillin. Leggende che come un filamento luminoso collegano ogni luogo di questa florida valle… e che hanno collegato anche le tappe del mio viaggio. Leggende, come quella della Fata del Pirubeck, che forse, senza l’accorato appoggio della Regina Margherita all’autore Christillin, non avremmo nemmeno potuto leggere, ma che esistono e che sono ancora reperibili dopo tutti questi anni.

Ripercorrendolo nella memoria, mi rendo conto che questo è stato un viaggio breve, intenso, ma per nulla concluso. La Valle del Lys offre davvero tantissimo, e sono certa che ci tornerò di nuovo e molto presto per proseguire le ricerche e continuare a camminare sui sentieri dell’antica magia.


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La costruzione del castello è molto ben riuscita, e vi si gode una vista meravigliosa: dall'angolo dove sto scrivendo (è una piccola camera in una delle torri e ha cinque finestre) vedo tutta l'estensione della vallata e il Monte Rosa, proprio in faccia: è così bello che dà il desiderio di pregare il buon Dio e ringraziarLo d’aver creato una meraviglia così grande, come sono queste montagne! Intorno al castello si estende un grande bosco di conifere, ed è tanto bello udirvi il canto degli uccelli e il brusio del vento!
(Margherita di Savoia, 10 agosto 1904)

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Note di Viaggio:
Castel Savoia si trova in Val d’Aosta, a Gressoney Saint Jean, in località Belvedere.
La visita dura meno di un’ora. L’orario di apertura invernale, da Ottobre a Marzo, è dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 17, con chiusura al lunedì. L’orario estivo, da Aprile a Settembre, è continuato, dalle 9 alle 19, senza giorni di chiusura. Per vedere le altre fotografie scattate durante la visita:
Castel Savoia

Di Acque, Montagne e Rocce Fatate...

Spesso trascorro intere settimane, se non mesi, a rimandare gite e viaggi, perché aspettando le condizioni perfette, che non arrivano mai, lascio che le occasioni mi sfuggano di mano. A volte, però, capita che semplicemente mi svegli la mattina e decida che non è più tempo di aspettare, che saranno le condizioni perfette ad aspettare, perché quei luoghi chiamano, e quando chiamano bisogna andarci.
Così è stato ieri, una tiepida giornata invernale, con un sole brillante e le giuste energie per compiere questa breve gita in tre tappe. Le prime due tappe legate a due bellissime leggende che rivelano la forte presenza della dimensione magica e del sacro femminino in questi luoghi, e la terza per puro piacere.
Partita con quel solito ritardo sulla tabella di marcia che, se non ci fosse non sarei io, ho viaggiato spedita e serena fino al primo paesino che da diversi anni volevo incontrare, anche solo per la dolce melodia del suo nome: Lillianes.


Qui mi sono accostata al vecchio ponte per veder scorrere il sacro torrente Lys, che nasce dal Ghiacciaio del Lys, sul Monte Rosa, e scorre giù fino a Pont Saint Martin, dove si riversa nella Dora Baltea. Tutta la Valle del Lys è costellata di leggende su Fate Guardiane, Fate delle Sorgenti e delle Rocce, Donne Selvatiche dai piedi equini e caprini, e presenze luminose che corrono sulle montagne. Ed è proprio per queste ultime che mi sono fermata qui. Il ricordo della testimonianza della visione di entità luminose che in passato “illuminarono a giorno” il Monte Ciamoseira – la leggenda annotata potete leggerla qui – mi ha chiamata forte e ho voluto posare gli occhi su quella stessa montagna, che tocca i comuni di Lillianes, e poco più giù, di Perloz, sulla sponda destra del Lys. Non ero sicura di quale fosse esattamente, ma chiedendo a una passante molto gentile, lei me l’ha indicata.


Era velata dalla foschia luminosa e argentata del sole invernale, che la rendeva ancora più magica, come se appartenesse ad un mondo altro, e ho amato immaginarla di notte, visibile solo per il profilo scuro stagliato su un cielo illuminato dalla luna, mentre poco a poco comincia ad illuminarsi di piccoli lumi danzanti, che si stringono, si separano, si pongono in cerchio e corrono gioiosi fin sopra la vetta, e poi giù fino a sfiorare le acque del Lys.



Lasciata un po’ a malincuore questa prima tappa, ho proseguito verso la seconda, ben visibile dalla strada principale, nel paesino di Issime. Si tratta di una conformazione rocciosa verticale che spicca dal lato della montagna, e che ricorda sulla punta la forma di un becco, da cui il nome Piroubec o Pirubeck, ovvero “becco di pietra”.


La leggenda vuole che fra le sue rocce si aprisse un antro che conduceva a una grotta e a una sorgente dalle acque freschissime e guaritive, vegliate da una bellissima Fata che qui viveva da tempo immemore. Fu lei stessa a donare alle genti un rigoletto di quell’acqua, tracciando un solco nel terreno con il suo bastone di legno, e dando origine alla fonte chiamata Fontaineclaire, Fontanachiara.
La parte della roccia che nella foto appare rossastra è il punto in cui un pezzo del Pirubeck si staccò a causa di un terremoto che si verificò nella zona nel 1968.
Anche qui ho scattato qualche fotografia con lo zoom, così da poter osservare più “da vicino” la roccia della bella Fata di Fontaineclaire.


Da Issime alla terza tappa del viaggio c’erano ancora una ventina di minuti, proseguendo per Gressoney Saint Jean, ed era proprio per questa terza tappa che desideravo condizioni perfette, alle quali avevo deciso di rinunciare, ma che poi, con mia sorpresa, c’erano eccome. Tanta, tanta neve!

Il viaggio prosegue…

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Curiosità:
Il ponte vecchio di Lillianes presenza a un terzo della sua lunghezza un’edicola, all’interno della quale è posta una Madonna Nera. La statua non è antica, è stata realizzata solo nel 1988, però la sua presenza sul posto, e la sua relativa vicinanza, in linea d’aria, a quella ben più famosa del Santuario di Oropa, potrebbe testimoniare ancora di più la forte presenza del sacro femminino antico in tutta la zona. Di fronte alla statua, c’è anche un affresco di Santa Rita. Sante e Madonne Nere che, seppur in forme diverse, vegliano ancora in questi luoghi, come un tempo facevano Fate e Dee.

Note di Viaggio:
Lillianes, con il suo ponte e il suo Monte Ciamoseira, è raggiungibile percorrendo l’autostrada Torino-Aosta, uscendo a Pont Saint Martin – famosa per il suo Ponte del Diavolo – e proseguendo verso Gressoney. Sulla stessa strada si raggiunge in pochi minuti Issime, dove è subito visibile dalla strada, sulla destra, il Pirubeck. C’è anche un comodissimo parcheggio proprio ai suoi piedi, dove potersi fermare per guardarlo e magari scattare qualche suggestiva fotografia.
Per vedere le altre fotografie scattate durante la visita:
Lillianes, il Monte Ciamoseira e il Pirubeck di Issime