martedì 15 luglio 2025

Viaggio in Liguria. Albenga e l'Isola Gallinara

Viaggio in Liguria - Seconda giornata
Albenga e l’Isola Gallinara. Fra streghe, gatti e rilucenti fanciulle


Era ancora pomeriggio inoltrato quando, partiti dalle bellissime Grotte di Toirano ci siamo diretti ancora poco più in là, verso Albenga. È abbastanza vicina e abbiamo deciso che, dopo aver visto un paio di cosine veloci, avremmo cenato lì.
Così quando siamo arrivati, ho parcheggiato e ci siamo infilati nel centro storico, dove a ogni angolo si ergono antiche torri e palazzi. Ripensandoci, il centro mi è piaciuto molto e avrei voluto fermarmi di più per esplorare ogni viuzza e ogni negozietto, ma eravamo decisamente stanchi, affamati, e più tardi ci avrebbe aspettato il viaggio di ritorno a casa.


Per questo ho cercato subito ciò che mi ero appuntata e non ho perso tempo. Prima di tutto, la Cattedrale di San Michele – nella quale in quel momento si stava celebrando la messa serale – con l’affresco del 1456 di Santa Clara, o Chiara, che mi era capitato di vedere e mi era piaciuto molto; quindi lo splendido battistero paleocristiano, che ho visitato in solitaria.


Mi aveva colpita il mosaico blu intenso con le dodici colombe bianche e una miriade si stelle. Solo leggendone i cenni storici, ho scoperto che l’originaria vasca battesimale a immersione, alla quale si accedeva tramite alcuni gradini, era “internamente ottagona ed esternamente “a stella”.” (1)
Ormai non mi stupisco più di questa lucente presenza, soprattutto perché non sono io a cercarla, è sempre lei a tornare a me e a mostrarsi per ricordarmi ciò che lei sa, e che forse so anche io.




Dopo aver lasciato il battistero paleocristiano, ho quindi seguito brevemente il sentiero della leggenda, che mi ha portata a incontrare un antico palazzo e una casa-torre, poco distanti l’uno dall’altra.
Il Palazzo Peloso Cepolla, in Piazza San Michele, nasconde un segreto impresso sulla sua facciata. Si tratta di una finestra murata, sulla quale i colori di un antico dipinto hanno perso intensità, e lasciano solo intuire ciò che, un tempo, avevano ritratto con maggiore brillantezza. A questa finestra, appare infatti la cosiddetta Dama del Mistero.
La si vede affacciarsi, col volto sbiadito, mentre guarda lontano con sguardo malinconico, e poco o nulla si conosce sulla sua vita. Eppure è diventata parte di una triste leggenda.
“Si narra che una giovane rampolla della famiglia Cipolla ebbe l’ardire di innamorarsi di un uomo di miseri lignaggi, cosa non gradita alla sua nobile famiglia. L’amore della ragazza fu osteggiato con ogni mezzo, motivo per il quale la fanciulla non volle più uscire dalla sua stanza, accontentandosi di ammirare la cittadina dalla finestra della sua stanza. Alla sua morte la finestra fu murata e, nel ricordo del suo perduto amore, la sua immagine fu dipinta sulla facciata.”
Gli abitanti di Albenga raccontano ancora che “nelle notti senza luna il viso della dama s’illumini di luce propria, guardando benignamente dall’alto le coppie di fidanzati che transitano sotto il suo malinconico sguardo.” (2)
Trovo questa leggenda molto dolce, ma soprattutto il dettaglio del viso della dama, che nelle notti più buie si illuminerebbe di luce propria, mi incanta. Chissà se qualcuno ha avuto la fortuna di vederlo rilucere dalla finestra, mentre i suoi dolci occhi benedicevano l’amore che lei non poté vivere.



La seconda leggenda era a pochi passi dalla prima, e coinvolgeva la casa-torre Lengueglia Doria, in Via Ricci. Oggi al piano terra accessibile dalla strada c’è una farmacia, nella quale non ho mancato di provare a chiedere notizie della suddetta leggenda, purtroppo senza che nessuno la conoscesse. Tentar non nuoce, mi sono ripetuta, e sono rimasta stupita quando una delle farmaciste, stupita più di me, mi ha risposto che non ne aveva mai sentito parlare, eppure ero la seconda persona a chiederglielo quel giorno. Strane coincidenze.
Si tratta di una storia che mi è subito diventata molto cara e da quando l’ho letta, più e più volte, la custodisco come un vero incantesimo ancora attivo.
Si narra che fino al XVIII secolo si potesse leggere, affissa sul muro della facciata della casa-torre, una strana e misteriosa iscrizione incisa su di un vecchio pannello di legno.
L’iscrizione diceva così:
Fra il crepuscolo e la mezzanotte le anime del Purgatorio assumono la forma di alcuni animali domestici che non devono mai essere maltrattati in quelle ore.
Dopo la mezzanotte e fino all’avemaria del mattino sotto le forme di un animale, specialmente di un gatto nero, può nascondersi una strega.
” (3)
Si dice ancora che l’ammonimento fosse reale, poiché se qualcuno avesse osato maltrattare o uccidere un gatto, quando sarebbe giunta la sua ora il cuore non avrebbe potuto cessare di battere, lasciandolo in una perpetua agonia. L’unico modo per rompere la maledizione e permettere al morente di passare oltre sarebbe stato “far passare sul suo capezzale un gatto, preferibilmente nero.” (4)
Così come il gatto-strega maledice, il gatto-strega guarisce, e permette il trapasso.
La leggenda è alquanto curiosa e interessante. Ma le parole dell’iscrizione, per come le percepisco, sono davvero magiche… e nascondono certamente una antica e potente magia. Le streghe lo sanno.
Purtroppo non vi è più traccia dell’iscrizione – sarebbe stato strano il contrario, essendo sparita nel 1800 – eppure c’è il segno – quattro tasselli di legno – di una tavola che un tempo era affissa proprio sulla facciata dell’edificio. Probabilmente si riferiva ad altro, ma a me e al mio compagno – che ha notato i tasselli – piace pensare che la magica iscrizione fosse proprio lì.


Dopo aver passeggiato ancora per le vie storiche di Albenga, ci siamo rifugiati in un ristorante e finalmente ci siamo sfamati con una grigliata di pesce e una pasta allo scoglio. Era una vita che non la mangiavo e mi sono quasi commossa.
Rifocillati e riposati, ci mancava solo un’ultima piccola tappa prima di ripartire: la spiaggia di Albenga di fronte all’Isola Gallinara – chiamata in questo modo perché in epoca romana era abitata dalle galline selvatiche. E più di fronte all’isola della lingua di Scogli di Andrea non poteva proprio essere. A portarmi lì, un’altra delle leggende più amate, che pur provenendo da Imperia giunge proprio sull’Isola Gallinara.
Si narra infatti che a Costarainera, un paesino in provincia di Imperia, le streghe fossero solite trasformarsi nottetempo in uccelli, e che in tale forma volassero fino all’Isola Gallinara (5).
È probabile che le misteriose streghe-uccelli si posassero poi nei boschi inaccessibili dell’isola e qui, ripresa la forma di donne, danzassero in libertà, celebrando il sabba e compiendo i loro sortilegi.



Di certo, con il mare agitato e il vento freddo che si stava alzando, non era difficile per me immaginare lo stregato stormo dirigersi verso le sponte proibite.
Proibite alle persone normali. Non a coloro che attraversano il velo.

***

Ormai faceva decisamente fresco quando siamo risaliti in macchina per tornare a casa. Il viaggio di ritorno è stato impegnativo e sempre più lungo del previsto. Ci siamo dati il cambio alla guida e nell’ultimo tratto di strada sono crollata addormentata sul sedile del passeggero.
La prossima volta ci rilasseremo un pochino di più, ma le bellezze incontrate e vissute sono state impagabili e hanno valso la fatica.
Questo non è che l’inizio, e ciò che verrà saranno voli ancora un poco più alti, più lontani, più liberi.

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ALBUM FOTOGRAFICI
Centro storico di Albenga
L’Isola Gallinara

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Note:

1. Tratto dal pieghevole Museo Diocesano Battistero. Diocesi di Albenga, consegnato all’inizio della visita.
2. Cfr. Marco Alex Pepè, Liguria magica e stregata, De Ferrari, Genova, 2018, pag. 170.
3. Ibidem, pag. 171.
4. Ibidem.
5. Cfr. Luisella Ceretta, Sante, streghe ed eretiche. Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Edizioni Susalibri, Torino, 2025, pag. 124.

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