sabato 28 dicembre 2019

Aosta. Il Marché Vert Noël e i Siti Romani

Dopo aver trascorso un po’ di tempo nel calore del Museo Archeologico Regionale e del piccolo bar JàJà, è il momento del Marché Vert Noël, allestito proprio davanti al Teatro Romano.
Il buio del tardo pomeriggio è illuminato da mille lucine, e nell’aria profumi diversi si incontrano. Le casette di legno sono tutte molto carine, specialmente quelle che espongono ceramiche artigianali, decorazioni natalizie, quaderni e diari rilegati a mano… e cioccolato. Un paio di casette sono interamente dedicate al cioccolato, proposto in mille preparazioni e forme diverse, e il profumo è davvero inebriante. Inoltre ci sono formaggi tipici, erbe e composte aromatiche, marmellate, miele, liquori, infusi, torroni e tanto altro.

Uno degli espositori del Marché Vert Noël

Uno degli espositori del Marché Vert Noël

Acquisto un porta candela di ceramica, a forma di albero di natale scarlatto, e un profumatissimo sale aromatizzato alle Erbe dei Salassi, il popolo celtico che viveva proprio nella zona valdostana.
Ciò che mi attira di più, però, sono gli angolini del Marché nei quali sono state poste statue di animali fra abeti illuminati: piccole scene di bosco incantato e di natura selvatica sparse fra le casette tutt’intorno al Teatro Romano.

Scene di bosco fra le vie del mercatino

Ed è proprio quest'ultimo che attira sempre lo sguardo, con le sue rovine e la sua imponente facciata.
Mi riprometto di tornarci col sole, perché ci tengo moltissimo a rivederlo con la luce del giorno e scattare qualche fotografia luminosa e colorata.

Il Teatro Romano in versione notturna

Il Teatro Romano in versione notturna

Dopo il mercatino proseguo la passeggiata e raggiungo Porta Pretoria, con le arcate di pietra che danno l’accesso alla zona dei siti romani. Mi rendo conto di aver preso di nuovo il percorso al contrario, e che anche questa volta la mia imperterrita tendenza ad entrare dall’uscita ha avuto la meglio.
Varco le arcate e mi tuffo in nuove vie illuminate e frenetiche, piene di negozietti che vendono scaldotti antiscivolo, guanti e cuffie di lana. Avendo dimenticato in macchina la mia, e marcando un forte mal di testa, perché ormai fa decisamente freddo e la mia cervicale ne risente, ne compro una nuova e la metto subito, proseguendo più serena la bella camminata.

Porta Pretoria

Il cuore di Aosta in versione natalizia

Ormai è ora di cena e anche di rientrare a casa. Ma prima di tornare alla macchina ci concediamo ancora un tè bollente, che scalda dall’interno e ci aiuta a percorrere a ritroso la strada fatta.

Mentre guido su un’autostrada quasi deserta, con i piccoli paesini illuminati, abbarbicati in alto, sulle montagne circostanti, una splendida stella cadente mi passa proprio davanti.
La stella del Solstizio d’Inverno, lucente e bellissima.
Un desiderio sorge spontaneo nel mio cuore, e lo esprimo rievocando con la memoria il tempo in cui era realtà.
Lo tengo segreto, com’è giusto che sia, mentre le montagne lasciano il posto alle mie campagne piemontesi, e la strada familiare mi porta a casa.

***

Proseguirò l’esplorazione della bellissima Aosta, che mi è rimasta nel cuore, con la luce del sole appena mi sarà possibile… magari tornando ancora in un momento in cui riprenderanno a girare la serie tv Rocco Schiavone – che mi piace molto! Impossibile non pensare a lui passeggiando fra le stesse vie, e in particolare davanti al Caffè Nazionale, accanto al suo tavolino sotto il portico di Piazza Emile Chanoux.
Ci sono ancora tante cose da vedere, e non vedo l’ora di viverle e raccontarle.

***

Note di viaggio:
Il Marché Vert Noël è organizzato ogni anno nel centro storico di Aosta, proprio davanti al Teatro Romano, il cui accesso è gratuito per tutta la durata del mercatino, e dura dal 23 Novembre al 6 Gennaio, ogni giorno, dalle 10:30 alle 20. Al sabato è aperto fino alle 22.
Qui potete vedere tutte le fotografie scattate durante il viaggio:
Porta Pretoria e il Teatro Romano
Il Marché Vert Noël

Aosta. Labirinti di Memoria

È trascorso del tempo dall’ultima volta che ho scritto il mio diario, e anche se avrei voluto aggiornarlo più spesso gli ultimi mesi sono stati davvero pieni, oltre che molto piovosi e per nulla adatti ai viaggi.
Quando fuori piove, e magari tira vento, amo stare ben rintanata in casa, con qualche candela accesa e una tazza di infuso speziato bollente fra le mani. Amo scrivere e lavorare, leggere e meditare in silenzio… qualche volta mi concedo un bel film – natalizio, visto il periodo.
Così i viaggi desiderati e magari programmati vengono rimandati, si fanno da parte e attendono il loro tempo con pazienza e fiducia. Uno dei brevi viaggi che desideravo fare da tempo, era quello ad Aosta, in particolare nel periodo natalizio. Ci tenevo a vedere non solo il bellissimo museo archeologico e le aree antiche come Porta Pretoria e il Teatro Romano, ma anche il mercatino natalizio Marché Vert Noël, con le sue lucine, le casette di legno, le statue degli animali sparse fra innumerevoli alberi di Natale, e ovviamente le creazioni artigianali.

Così il mattino del Solstizio d’Inverno, con un bel sole luminoso, buona energia e intento incrollabile, ho deciso di fare una bella colazione e di partire subito dopo. Controllando le previsioni del tempo ho notato che là il tempo era brutto, ma in miglioramento.
Avrebbe piovuto fino a metà pomeriggio e poi le nuvole avrebbero fatto posto al sole. Poco male, avrei limitato la pioggia, rifugiandomi nel museo archeologico, e ne sarei uscita col sole.

Dopo un’ora e mezza abbondante di strada, ho parcheggiato davanti alla Torre del Lebbroso e, ombrello alla mano, ho cominciato a girare per le vie del centro con la mia stoica accompagnatrice.
Mentre camminavo si è alzato un gran vento gelido, e per qualche istante ho pensato di aver scelto proprio il giorno sbagliato per andare in esplorazione, ma dopo qualche tentativo ho finalmente individuato il museo e, appena entrata, la musica è cambiata completamente.
Il posto era caldo e accogliente e dopo aver pagato il biglietto cumulativo – che comprende anche le visite al Criptoportico forense e al Teatro Romano – ho iniziato la mia visita, subito reindirizzata verso la giusta direzione da una delle guide, perché come mi succede spesso, stavo iniziando dalla fine.
Così mi sono incamminata in un percorso sotterraneo che non avrei mai immaginato mi coinvolgesse e ispirasse così tanto.
Il mio vero viaggio ha inizio qui.

Riproduzione di una Caldaia, al principio del percorso

Passaggi labirintici fra le antiche mura

Il percorso si addentra in una sorta di piccolo labirinto, attraverso antichissime mura, reperti, luci soffuse e citazioni di autori antichi e moderni, che accompagnano e invitano a camminare non solo lungo la via tracciata, ma anche e soprattutto dentro se stesse/i.
Dopo pochi passi, ecco la prima frase, nella quale Daniele Manacorda ci dice:
L’archeologia risponde al nostro bisogno di storia come un’infinita ricerca di noi stessi.”
I passi conducono fra gli anfratti pietrosi, e poco dopo è Omero a prendere la parola:
Entra, e non aver timore nell’animo:
un uomo che ha coraggio riesce meglio in ogni cosa,
anche se viene da un altro paese.”
Si sale e si scende fra le antiche mura in rovina, passando anche vicino al profondissimo pozzo che faceva parte del monastero delle Dame della Visitazione, o Visitandine, un ordine religioso femminile istituito nel 1631 dalla nobile vedova Cassandre de Vaudan.

Il Pozzo delle Dame della Visitazione
Una di loro aveva il compito specifico di badare ad esso

Ad un certo punto, niente meno che Agatha Christie ci invita a letteralmente guardare in alto, la sua citazione è proprio sopra le nostre teste:
Gli archeologi guardano solo a ciò che giace sotto i loro piedi.
Il cielo e le stelle non esistono, per loro!
Davanti alle parole di Platone, quasi mi commuovo, perché aprono mille porte dentro di me, e quel labirinto sotterraneo che piano piano sto percorrendo, assume un significato ancora più profondo.
L’anima è immortale e spesso rinasce,
ricorda ciò che prima sapeva.
L’anima ha imparato già tutto, l’uomo ricordando una sola cosa,
trova da sé tutte le altre:
il ricercare, e l’imparare
sono in sostanza ricordo.”
Ora comprendo perché il percorso del museo è chiamato anche labirinto di memoria. È esattamente così.

Bellissimo frammento dipinto con volto femminile

Camminando incontro alcuni reperti che mi incantano. Un frammento dipinto con un volto femminile dalla bellezza indescrivibile, poi una statuetta di bronzo raffigurante Giunone in piedi su di un cervide – forse un’eco interpretata dai romani della misteriosa Dea Cervo di cui si rileva traccia in diverse zone d’Europa – poi la figurina di una offerente, e ancora, due steli dedicate a Fortuna e alle Matronae.
In una stanzetta a parte c’è un grosso sarcofago sul quale è inciso il nome di colei che vi riposava:
Octaviae Elpidiae, Sacerdotessa delle Imperatrici.
Ecco, il sacro femminino che emerge dal grembo della terra.
Davanti ad esso il cuore mi si riempie sempre di commozione, bellezza e gratitudine.

Continuando a camminare, molto lentamente, scopro due voci lontanissime, eppure adesso tanto vicine. Ovidio e, proprio accanto, Mary Daly.
Quella di lei ricorda un passo del suo libro Quintessenza:
Dopotutto sono anni ormai che evoco Antenate del Passato, Presente e Futuro, e perché dovrei sorprendermi se una sorella del Futuro ha iniziato a invocarmi per farmi apparire nel suo tempo? Bisogna solo abituarsi all’idea.”
E Ovidio tocca l’anima:
‘Rivelaci, o Dea,
come si possa rimediare alla rovina della nostra stirpe
e soccorri, tu così mite, il mondo sommerso.’
Commossa la Dea sentenziò:
‘Andando via dal tempio, velatevi il capo, slacciatevi le vesti
e alle spalle gettate le ossa della grande madre.’

Uno dei messaggi che si incontrano fra le mura

Mi chiedo come sia possibile tanta bellezza davanti agli occhi, e quanto ci sia di profondamente attuale nelle parole che Ovidio scrisse secoli fa.
Questo museo è incredibile, e questo labirinto è un percorso dell’anima, inaspettato e toccante come non avrei mai immaginato, penso mentre raggiungo la parte più ricca di reperti.
Un una piccola stanza una voce femminile ripete, a intervalli regolari, una frase tratta da un’antica iscrizione funeraria romana, mentre su un piccolo schermo compare l’immagine di una lucerna accesa, dalla fiamma tremolante:
Riposa viandante sull’erba verde
E non fuggire
Se un’ombra comincia a parlare con te.”

Passo oltre, lievemente ubriaca di bellezza.

Ricostruzione di un Thermopolium, dove si distribuivano cibi e bevande calde

Trascorro qualche minuto a fotografare le vetrine, e anche i fogli plastificati raccolti in una cassettina, dove sono descritte tutte le divinità presenti fra i reperti della zona aostana, anche solo nei loro simboli più sacri. Emergono allora Luna, Iside – un reperto a forma di uccello con testina antropomorfa richiama proprio lei – Venere, Diana, le già citate Matronae e Giunone, e la misteriosa Tutela, “divinità protettrice di sesso indefinito, (…) spesso confusa con i Lari e il Genio, che sostituì nel culto domestico, e anche con la Fortuna. (…) La divinità è rappresentata in Valle d’Aosta da un unico rinvenimento, un bronzetto venuto alla luce sul sito del Gran San Bernardo che rappresenta la dea, in piedi, avvolta in una tunica stretta sotto il seno. L’iconografia è molto diffusa in ambiente gallico.”
Sono presenti anche divinità maschili, Giove soprattutto, ma io prediligo il lato femminile del divino, e lascio che siano queste dee così armoniose e belle ad avvolgermi e a guidarmi.
È la loro voce, più di ogni altra, che voglio ascoltare.

Una delle due Steli antropomorfe presenti nel museo,
provenienti dalla vicina area megalitica di Saint Martin de Corleans

Stanza dopo stanza, il percorso finisce. Il tempo è volato, ma io non sono ancora sazia. Vorrei ricominciare tutto da capo, vorrei scendere di nuovo le scale, immergermi fra pietra e memorie e rivivere tutto, ma vivo in perenne ritardo e gli orari di chiusura sono costantemente miei nemici. Così lascio il museo a malincuore.
Non essendoci tempo per visitare il Criptoportico, mi tranquillizzo all’idea che ci tornerò, e approfittando proprio del biglietto cumulativo, rivedrò il museo e proverò a sperimentare ancora, e meglio, il suo percorso.

Nel frattempo, fuori la pioggia è cessata, il cielo è quasi sereno e la temperatura è calata di diversi gradi. Il mercatino di Natale ci aspetta. Ma prima, una sosta golosa nel bar, scelto in precedenza fra mille, per mangiare un bel toast e bere un caffè bollente.

Il JàJà Café, nel centro di Aosta

Il JàJà Café, nel centro di Aosta

***

Note di Viaggio:
Il Museo Archeologico Regionale di Aosta si raggiunge dal centro della città e si trova in Piazza Roncas. Durante l’orario invernale è aperto fino alle ore 18, mentre in primavera ed estate la chiusura è alle 19. Il biglietto cumulativo, acquistabile solo al Museo, comprende anche le visite al vicino Criptoportico forense e al Teatro Romano.
Qui potete vedere tutte le fotografie scattate durante il viaggio:
Museo Archeologico Regionale di Aosta – Il Labirinto
Museo Archeologico Regionale di Aosta – Reperti e sacro femminino