Spotorno e l’Isola di Bergeggi
Raggiunto l’albergo a Spotorno, ci siamo sistemati in camera e per qualche momento abbiamo ammirato dal terrazzino il sorgere della luna piena sul mare. Dapprima dorata, ha creato una scia d’oro lucente, poi via via sempre più alta e bianca, e la scia è divenuta d’avorio.
Cominciava a fare decisamente fresco, per cui dopo una doccia calda, siamo usciti a passeggiare ed esplorare il centro della città, troppo turistico per i nostri gusti. La stanchezza si faceva sentire, ed era già mezzanotte passata, per cui siamo rientrati presto. Per me era la prima notte lontana da casa dopo tanti anni, e mentre il mio compagno è crollato quasi subito, sono rimasta sveglia finché ho potuto. In effetti ero fiduciosa che avrei dormito serenamente… ancora ignara della piega tragicomica che avrebbe preso la nottata. Infatti, poco oltre il terrazzino della camera, si stava preparando la congiura dei gabbiani, e io, seriamente, non avrei mai potuto immaginarlo.
E dire che sono uccelli maestosi, anche se parecchio aggressivi, che mi sono sempre piaciuti, ma da quella notte si sono tramutati in bestie infernali e terribili che non guarderò mai più con gli stessi occhi. Si sono prodigati, con una precisione e costanza impeccabili, ad emettere urla, fischi, gorgheggi e risate beffarde, ogni singola volta che stavo per scivolare nel sonno, svegliandomi di soprassalto e impedendomi categoricamente di chiudere occhio fino al mattino. Ammetto di aver avuto pensieri truci, più volte, ma non avendo quantomeno una fionda a portata di mano, ho dovuto arrendermi e dargliela vinta. Alla fine, alzarmi e prepararmi per uscire è stato quasi un sollievo, ma la stanchezza era tanta, e la giornata lunga.
Sorvolando – per stare in tema – sulla nottata quasi traumatica, la giornata è stata stancante ma bellissima.
È iniziata con la spiaggia di Spotorno, molto bella, con un mare limpidissimo color verde acqua, e soprattutto l’amata Isola di Bergeggi poco lontano. Un sogno.
Dopo un bagno in quelle acquoree sfumature verde-azzurrine, abbiamo fatto colazione ai bagni Velazzurra, e poi ci siamo rivestiti per raggiungere le tappe successive. La prima, ovviamente, il belvedere sull’Isola di Bergeggi.
Proprio lì sotto, anni fa c’era stato il paradisiaco Lido delle Sirene, purtroppo distrutto da una violenta mareggiata nel 2018 e mai risistemato. Poco più in là, anche la Grotta Marina – che sognavo di vedere da tanto ma che sapevo non essere più visitabile – non è più stata rimessa in sicurezza, e quindi non è possibile vederla. Sapevo che le cose stavano così, ma mi è dispiaciuto comunque. Peccato non investire in qualcosa che richiede poco e dona tanto.
In ogni caso, l’Isola di Bergeggi era proprio lì davanti, immersa in un tempo-non-tempo che la rendeva quasi irreale. Immobile, silenziosa, protetta, inaccessibile, con gli uccelli che le volavano attorno nella lieve foschia. Immersa un mare incantevole.
L’Isola di Bergeggi, o di Sant’Eugenio, in ligure Insula Liguriae è un isolotto che dista dalla costa circa 280 metri. È legata ad alcune leggende cristiane sull’arrivo di Sant’Eugenio, che si vuole sia vissuto e morto sull’isola. Sulla sua sommità sono presenti i ruderi di una torre circolare di avvistamento e di una chiesetta risalente al IV secolo.
La presenza della chiesa e delle leggende sul santo cristiano fanno presumere che l’isola fosse un luogo di sacri culti in epoca precristiana. A me basta solo osservarla per averne l’intima certezza.
Ho scrutato l’isola fino a perdermici. Poi, tornata in me e ricongiunta al mio compagno, abbiamo osservato il mare, divertendoci a scegliere quali, fra le infinite sfumature dell’acqua, preferivamo. Più verdi e chiare le sue, più verde-blu intenso le mie. Avremmo voluto saltarci dentro, ma da lì chiaramente non era possibile.
Alle nostre spalle, sulle rocce, sorgeva ciò che rimane della Torre d’Ere, simile alle molte altre vicine, così come alla Torre delle Streghe che si trova più avanti, fra Noli e Varigotti.
Ci siamo riempiti gli occhi finché abbiamo potuto, quindi abbiamo ripreso la macchina e, saltando a piè pari l’autostrada ci siamo goduti la strada che costeggia il mare quasi fino alla nostra seconda tappa della giornata, un posto che entrambi avevamo visitato in gita scolastica da piccoli e che, a me in particolare, chiamava da tanto tempo: le Grotte di Toirano.
Continua…
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ALBUM FOTOGRAFICO
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