lunedì 15 gennaio 2024

Valtournenche e Breuil. Di grotte, laghi e vette nascoste

Quando finalmente tutto sembra al proprio posto e il giorno giusto arriva – anche se poi in realtà sei tu a renderlo quello giusto – il viaggetto che aspettavi di fare da tempo si realizza, e il desiderio lascia il posto alla gioia di esserci e, più tardi, al ricordo.
Sono partita un po’ titubante insieme al mio compagno di viaggio, che mi infonde sempre quel pezzetto di intraprendenza che a me manca, alla volta della Valtournenche e di Cervinia, ai piedi del magnifico monte Cervino. Le tappe questa volta erano tre, e ognuna è stata particolare e bella, seppure non completa. Torneremo in momenti diversi dell’anno per viverla con colori e luci diverse. Quelle che abbiamo sperimentato questa volta sono fra le più belle, quelle del bianco della neve e dei ghiacci.


La prima tappa è stata la Gouffre des Busserailles, la Gola o Orrido di Busserailles. Si trova accanto al ristorante Lo Gurfo, a Valtournanche, proprio accanto alla strada che sale a Cervinia, e lo si raggiunge scendendo una scala di pietra. La neve e il ghiaccio hanno reso la discesa un po’ difficoltosa, abbiamo rischiato di finire letteralmente col sedere per terra più di una volta, ma alla fine siamo arrivati illesi e, dopo aver acquistato il biglietto al ristorante, abbiamo varcato la porticina di legno che si apre direttamente dentro la gola.



Il percorso è breve, ma intenso. Il fragore della cascata cresce mano a mano che ci si avvicina, e le forme sinuose delle rocce dell’orrido sono bellissime. L’acqua che gocciola dalle pietre, in inverno, forma ovunque grandi coni di ghiaccio, e sembra di entrare nel regno della Regina dei Ghiacci. L’ho immaginata, con una corona di coni di ghiaccio appuntiti, bianchi e lucenti, a osservare, non vista, coloro che si addentrano nella gola.
Arrivata alla cascata, la sua potenza mi lascia senza parole. La osservo per diversi minuti, contornata di neve e ghiaccio, e mi incanto a guardare il verde-azzurro dell’acqua nella polla sotto di essa. Scorre via, sfuggente e irrequieta, si insinua in ogni curva e in ogni anfratto, e sparisce, proseguendo altrove la sua corsa selvaggia.



La gola si è formata durante l’era glaciale dal ghiacciaio di Plateau Rosa e in seguito dall’erosione prodotta dal torrente Marmore. “Nel 1865 le guide alpine Jean Antoine Carrel, primo scalatore del Cervino sul versante italiano, Joseph Victoire Emanuel Maquignaz e Alexandre Pellissier si calarono all’interno di quella voragine al fine di esplorarla. In seguito, per indagarne meglio la struttura, costruirono dei pontili che qualche anno dopo sarebbero stati aperti al pubblico.” (Tratto dal testo presente sul cartello all’ingresso della grotta)
Ad oggi la gestione della grotta appartiene ancora alla famiglia Carrel, proprietaria del ristorante Lo Gurfo, e discendente del primo esploratore, Jean Antoine Carrel.



Lasciata la grotta e la sua prorompente cascata, abbiamo proseguito di pochi minuti per incontrare la seconda tappa del viaggio, il Lago Blu. Il lago però non c’era. O meglio, era lì sotto da qualche parte, coperto da uno strato di ghiaccio e da tanta neve, e appariva come una distesa innevata bianchissima. In qualche punto si vedeva la presenza dell’acqua, sotto uno strato di ghiaccio più sottile, e sembrava di guardare la flora lacustre immobile sotto un vetro trasparente.



Quando non è ghiacciato, il Lago Blu riflette sulle sue acque di intenso colore blu la vetta del Cervino, che spicca appuntita alla sua sinistra. Ieri era nascosta sotto un velo di nuvole che si infittiva proprio sulla cima, coprendola completamente.
Ho passeggiato attorno al lago, sprofondando nella neve quasi fino al ginocchio quando lasciavo il sentierino di neve battuta e scivolosa, e ho cercato sfumature acquatiche in mezzo alla neve. Qualche velatura azzurra, qualche timido riflesso, nel silenzio bianco e sospeso.


Poco prima di lasciare il Lago Blu, che abbiamo soprannominato lago bianco, mi sono soffermata qualche istante davanti al cartello che narra la sua leggenda. Una leggenda che parla di gentilezza e di arroganza, di generosità e di avidità, e di quanto ognuna e ognuno riceva sempre ciò che merita. L’insegnamento della filatrice del destino, dopotutto, è rimasto anche lì, fra quelle acque solitarie.



Passando dalla grotta al lago, ci siamo infine spostati a Cervinia, anche se sarebbe meglio chiamarla col suo vero nome precedente l’oscura epoca fascista, Breuil. A Breuil, paesino oltremodo turistico, abbiamo passeggiato tranquillamente, con gli occhi sempre volti al Cervino e alle vette attorno. Il Cervino intimidito e assonnato, fra le sue coltri di neve e nuvole, ha preferito non mostrarsi del tutto. Torna un’altra volta e mi vedrai, mi è sembrato dicesse. E di sicuro tornerò a incontrarlo di nuovo, in tutta la sua nitida bellezza.


Quindi siamo rifocillati e rilassati. Prima con un caffè, biscotti di pastafrolla e una fettina di torna di mele alla Birdy Bakery – come non potevo non andarci? – e dopo la passeggiata, in uno dei posti più belli del mondo. Lo avevo visto nelle fotografie di alcuni viaggiatori e mi era sembrato molto carino, ma le aspettative questa volta sono state superate da un’esperienza davvero unica. Le Samovar, bar, sala da thè e, all’occorrenza, guest house, è davvero una coccola. In una saletta in penombra, con un camino caldo e scoppiettante e addirittura le poltroncine attorno ad esso, per passare qualche momento davanti alle sue fiamme accoglienti, abbiamo scelto un thè pregiato e squisito, un toast presentato in modo unico e, il mio compagno di viaggio, un bombardino a regola d’arte. Non solo il posto in sé, ma anche ciò che offre e come lo fa è tutto parte della coccola. È sicuramente un’esperienza da ripetere.


Appena risaliti in macchina per intraprendere la strada del ritorno, qualche rado fiocchino di neve ha iniziato a fluttuare nell’aria. I velami che hanno nascosto il Cervino lo avevano annunciato.
Stanotte e domani nevicherà tanto, ho pensato, e quei minuscoli fiocchi sono un dono che porto nel cuore. Chissà che non ci abbiano seguiti, e che non decidano di scendere giù giù fino a noi.
Io li aspetto, col nasino all’insù, e con la speranza nel cuore. Lieve, e bianca, e soffice, come lo sono loro.
Li guardo, li sento, e mi ricordano parole di anime passate.
Non fatta di piume, stanotte, ma di neve, è per me la speranza.

***

La speranza è quella cosa con le piume
che si posa nell’anima
E canta la melodia senza parole
E non si ferma mai (…).


Emily Dickinson

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ALBUM FOTOGRAFICI
Le Gouffre des Busserailles
Il Lago Blu
Breuil-Cervinia

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Note di Viaggio:
La valle di Valtournenche e Breuil-Cervinia si raggiungono tramite l’autostrada A5 per Aosta, prendendo l’uscita di Châtillon e proseguendo verso il Cervino.
La Gouffre des Busserailles si trova accanto al Ristorante Lo Gurfo di Valtournenche ed è visitabile tutto l’anno, addirittura di notte – su prenotazione. L’apertura è a orario continuato dalle 10 fino al tramonto, fra le 17 e le 18:30. Il biglietto si acquista presso il ristorante e costa solo 2,50 euro.
Il Lago Blu, pochi minuti dopo la grotta, è facilmente raggiungibile lasciando la macchina nel piccolo parcheggio accanto alla strada. I momenti più belli in cui visitarlo sono l’estate e l’autunno, quando i larici si tingono di rosso e il blu è più intenso.

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