giovedì 2 novembre 2023

Il Castello di Sarriod de la Tour

Nonostante sia il primo giorno di novembre, sembra che l’autunno sia appena iniziato, le foglie iniziano appena a ingiallirsi e l’aria profuma di pioggia. Si prevede pioggia, infatti, e copiosa, ma quando l’impulso a partire arriva, devo coglierlo, e dopotutto il tempo grigio, fresco e piovoso è perfetto per visitare un castello. Il castello è in Valle d’Aosta, ed è uno degli ultimi che non avevo ancora visitato, quello di Sarriod de la Tour.
Partiamo, e dopo i primi chilometri inizio a rendermi conto di quanto sia contenta di tornare nella mia amata Valle d’Aosta, e di quanto mi sia mancata. Assaporo il viaggio, anche perché nonostante sia un giorno festivo, la strada è pressoché deserta. Superiamo il primo tratto sotto una pioggia forte e rumorosa – ho controllato il tempo in Valle ed è nettamente migliore – e filiamo lisci come il vento. Superiamo la pioggia, passiamo accanto all’alto e possente Forte di Bard, alla cara Verrès, ci inoltriamo fra le prime montagne dalle vette coperte da ciuffi di nuvole vaporose, e finalmente arrivano i colori caldi e fiammeggianti dell’autunno. Foglie dorate e ramate, foschia, nuvole fitte e, in lontananza, le vette già coperte di neve. Superiamo Nus con il bel Castello di Fénis e poco dopo, Aosta, proseguendo per Saint Pierre.


Arriviamo finalmente al Castello, e non appena salgo sulla breve rampa di pietra che porta al portone d’ingresso, sento quel fremito che sempre mi coglie in luoghi come questo. È l’amore per quelle pietre, per la storia che le hanno animate, per l’atmosfera che richiama un mondo diverso da quello che abito ogni giorno, eppure familiare e amato. Con questo spirito varco il portone e salgo verso la biglietteria. Fa piuttosto freddo, un vento debole ma persistente si infiltra fra le pietre, ma la saletta della biglietteria è calda, e ci accoglie subito la nostra guida, Massimo, che credo sia la guida più simpatica e accogliente che abbia mai avuto la fortuna di incontrare.




Inizia quindi la nostra visita, fra le sale del castello, spoglie di arredi ma ricche di storia. La mia meta principale, però, è poco accessibile e riesco a vederla e fotografarla solo attraverso una grata di legno. È la splendida sirena bicaudata del 1250, affrescata all’interno di una finestra della cappella. Le sirene, in verità, sono due e sono gemelle, ma la seconda non riesco a vederla perché nascosta dietro il muro. Al centro fra loro c’è una delle figure “mostruose” che abitano il Castello. Lo chiamano il grillo, ed è una testa con lingua esposta, dotata di gambe e braccia.
I miei occhi, però, sono tutti per la sirena, e anche per la santa che la sovrasta. Sante cristiane ed esseri soprannaturali come le sirene bicaudate sono elementi molto particolari delle costruzioni antiche, e offrono molti spunti di riflessione. Accanto a loro, uno splendido affresco, anche questo del 1250, che raffigura la madonna con bambino, attorniata da santi. È molto bello, e mi dispiace non riuscire a vederlo bene da vicino.



Proseguendo, ascoltiamo le varie spiegazioni della guida, e mi affretto a fotografare anche i testi degli espositori, per poi rileggerli con calma in un secondo momento.
L’originario nucleo del castello, sorto nella prima metà del XIII secolo, è costituito da una torre racchiusa da un piccolo recinto rettangolare, posti sul margine di un antico terrazzo fluviale. L’ubicazione è dettata dalla volontà di controllare il territorio e i possedimenti agrari, legittimando in tal modo l’autorità giuridica che vi si svolgeva. (…) L’artefice di tale iniziativa è probabilmente Guillaume Sarriod, esponente di una famiglia alleata del conte Amedeo IV di Savoia, la quale, già alla metà del Duecento, si trova a dominare su una vasta area del fondovalle centrale.
Intorno al 1430, Jean Sarriod de la Tour, “muta il nucleo originario in un elegante castello residenziale, articolandone lo spazio in una zona abitativa a sud e in una di ricevimento a nord. La campagna costruttiva genera una radicale trasformazione del sito che acquisisce la nuova veste di dimora signorile. (…) L’apparato esteriore di difesa, con muro di cinta, feritoie e torri circolari, esprime un intento più estetico e simbolico che una reale funzionalità bellica.

Continuiamo l’esplorazione per le sale del castello, e arriviamo all’altra sua parte più interessante e a dir poco inconsueta. È la Sala delle Teste, realizzata intorno al 1433, ed è gremita di figurine lignee che incarnano tutti i volti della blasfemia e del peccato. Ci sono una gran moltitudine di diavoli, draghi e serpenti, donne in atteggiamenti lascivi, capri diabolici, uomini itifallici o con le natiche esposte a farsi beffa di noi che, un poco divertiti, le guardiamo. C’è anche il famoso “leccaculo” – così è, se vi pare – che rappresenta molto eloquentemente l’atteggiamento tipico di certe persone nei confronti dei potenti.




La mia preferita, però, anche qui è ovviamente la sirena bicaudata, inclusa nel teatrino mostruoso in quanto ritenuta simbolo di lussuria.


Al termine della visita salutiamo un po’ a malincuore il bravo Massimo, e come da rito, ci fiondiamo al calduccio a bere un buon caffè bollente. Come previsto, sta iniziando a piovere anche qui, ma non rinunciamo alla tappa golosa successiva. Ripresa la macchina, mia cara compagna di tante avventure, entriamo nel centro di Aosta, e sotto una pioggia fitta ci dirigiamo verso La Bottegaccia, in centro città. Fortuna vuole che, nonostante il mercoledì sia giorno di chiusura, la troviamo aperta perché è il primo di novembre, ed è festa.
Avevo scelto accuratamente questo posticino perché oltre ad essere veramente bello, sembrava anche ottimo. E lo è stato. Abbiamo gustato affettati e formaggi tipici valdostani, dopo aver ascoltato dalla ragazza che ce li ha portati da quali monti della Valle d’Aosta provenissero, castagne marinate nel miele di montagna, squisite, e fettine di polenta calda con fontina ed erborinato sempre prodotto in Valle. L’affabilità delle persone che gestiscono il posto mi ha fatta sentire a casa, e questi momenti sono per me un balsamo per il cuore.
Prima di ripartire, abbiamo fatto una breve passeggiata fino a Porta Pretoria, la pioggia e il buio non hanno reso le cose facili, ma non si poteva andare via senza farlo. Ricordo ancora il profumo di legna bruciata che veniva di qualche caminetto acceso, e ho ribadito a me stessa quanto ami la Valle d’Aosta, e la stessa Aosta – nonostante il traffico fuori dal centro storico.

Il ritorno a casa non è stato semplicissimo, ma tutto sommato è filato bene. Avrei voluto fermarmi di più, godermi di più quei luoghi così cari, ma se non altro rimane sempre accesa la voglia di tornarci. Ed è questa, più di tutto, a stimolare il viaggio. Un viaggio di ritorno a ciò che si ama, e un viaggio di scoperta di ciò che ancora non si conosce.

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La bionda Hilde, o il fantasma del Castello di Sarriod de la Tour

Ogni castello ha il suo fantasma, o almeno così dovrebbe essere. A volte le leggende sono autentiche e fanno parte della tradizione di quelle antiche e fredde mura, altre volte sono invenzioni adatte ad attirare i visitatori. Quello di Sarriod de la Tour non è semplice da scovare, ma nelle mie ricerche ho trovato un breve riferimento che proviene da una vecchia rivista valdostana in lingua francese del 1956. L’articolo pubblicato era dell’autrice e giornalista Anna Marisa Recupito, e Mauro Caniggia Nicolotti lo ha ricordato come segue.


“Presso il castello di Sarriod de la Tour, invece, numerose persone avrebbero giurato di aver sentito durante la notte dei pianti e dei sospiri nei corridoi del maniero e di aver visto passare il fantasma di una meravigliosa ragazza bionda. Si tratterebbe di Hilde, figlia di un castellano di Zermatt (Vallese, Svizzera), che Raymond di Sarriod de la Tour incontrò durante un viaggio. Secondo quella credenza, i due si innamorarono e lei lo seguì in Valle d’Aosta.
Il padre di Raymond si oppose al loro matrimonio e li rinchiuse in due diverse celle del castello. La notte Hilde cercava di parlare al fidanzato tramite una finestrella.
Il nobile fece tagliare la testa al figlio e rispedì la ragazza a casa sua, ma quando i soldati andarono a prenderla, nella torre s’imbatterono solo in un’ombra che annunciò loro di essere la ragazza, morta di dolore, e che a partire da quel giorno la sua anima avrebbe errato tra quei muri maledetti durante le notti di luna piena. “Et il paraît que la blonde châtelaine a tenue sa promesse.” (Anna Marisa Recupito, La Vallée d’Aoste)

(Cfr. Anna Marisa Recupito La Vallée d’Aoste, 1° giugno 1956; Andrea Zanotto, Castelli Valdostani, Musumeci Editore, 1998; Mauro Caniggia Nicolotti, 27 gennaio 2022 - www.caniggia.eu/fantasmi-nei-castelli-valdostani)

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ALBUM FOTOGRAFICO

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Note di Viaggio:
Per raggiungere il Castello di Sarriod de la Tour occorre prendere l’autostrada per Aosta e uscire a St. Pierre. Seguendo le indicazioni, si raggiunge in un breve tratto il castello. È aperto tutti i giorni, tranne il lunedì, da ottobre a marzo dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 17.00, e da aprile a settembre dalle 9.00 alle 19.00. Aperto anche il lunedì nei mesi di luglio e agosto. Il biglietto intero costa 6 euro a persona, quello ridotto, anche per chi ha la tessera FAI, è di 4 euro a persona.
La Bottegaccia di Aosta invece è facilmente raggiungibile a piedi entrando nel centro storico di Aosta dall’Arco di Augusto. Offre prodotti tipici valdostani di ottima qualità.

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