Per molto tempo ho pensato che viaggi come questo erano impegnativi per me, con la mia poca resistenza alla guida, per cui li avevo sempre rimandati o evitati. Quando però la motivazione è più forte della riluttanza, succede che lo stesso viaggio lo fai e basta – magari più volte in pochi giorni – senza troppi tentennamenti. E scopri che era più semplice di come lo avevi immaginato.
Così per due domeniche consecutive ho raggiunto, insieme al mio compagno di viaggio, i piedi del Monte Rosa, attraverso le varie frazioni di Macugnaga, in Valle Anzasca. La prima volta è stata semplicemente per andare a trovare mia mamma e mio papà. Lui aveva bisogno di allontanarsi dal caldo per recuperare benessere ed energia, e lei ha preferito accompagnarlo.
Il primo viaggio è stato quindi più che altro una breve esplorazione delle frazioni di Macugnaga, da Staffa, con i suoi negozietti, i bar di legno e la piazzetta, a Pecetto, lungo una strada favolosa costellata di prati e casette di pietra, legno e fiori. Una più bella dell’altra.
Le mie mete però erano anche altre, si trovano sottoterra e sopra la terra, e ho potuto esplorarne una piccola parte nel secondo viaggio.
Partiti nel primo pomeriggio, siamo arrivati al bel paesino di Borca con un sole accecante, vento e temperature decisamente fresche. Da qui, abbiamo raggiunto niente meno che la Miniera d’Oro della Guia, la prima e unica miniera-museo visitabile in Italia.
Lasciata la macchina nel parcheggio riservato, ci siamo vestiti con abiti pesanti – nella miniera ci sono solo 9°C – e ci siamo incamminati verso l’ingresso, segnalato dal cartellone con i Folletti dei Cristalli – guai a chiamarli nani o gnomi, si offendono! – che raccolgono l’oro.
Aspettando il nostro turno di visita, abbiamo esplorato il negozietto, nel quale è possibile acquistare minerali, monili di pietre dure, le piccole ampolline con la foglia d’oro e lo speciale liquore di genepì Walser Gold, che contiene pagliuzze d’oro commestibili ed è la specialità creata esclusivamente dalla Miniera d’Oro della Guia.
Nell’attesa, ho amato soprattutto soffermarmi a guardare la splendida cascata che scorre proprio accanto all’ingresso della miniera. È davvero un luogo splendido e fortemente rigenerante.
Quando è stato il momento di entrare, accompagnati dalla bravissima guida Gloria, il cancello della miniera si è aperto, e ci siamo addentrati nella profonda e gelida galleria…
Gloria ci ha raccontato la storia della miniera, inaugurata nel 1700 e attiva fino al 1945, e soprattutto dei suoi poveri minatori. Ragazzi, poco più che bambini, costretti a lavorare per otto ore al giorno nelle viscere della terra, scavando centimetro per centimetro alla ricerca dell’oro.
“Ogni passo che noi facciamo”, spiegava Gloria, “è costato 48 ore di lavoro dei minatori”, nel buio e al freddo, con la sola luce di una candela accesa infilata nel cappello. Dopo l’invenzione della perforatrice, il lavoro è stato velocizzato e reso più semplice, ma la perforazione delle rocce produceva una grande quantità di polveri litiche, che i minatori inalavano ignari delle conseguenze. Così si ammalavano presto di silicosi e morivano per soffocamento a poco più di 30 anni.
Ascoltare la loro storia, come avevo immaginato, è una immensa tristezza. Ma al contempo, camminare lungo quelle gallerie fredde e poco illuminate, che si snodano per circa 800 metri sottoterra, è davvero affascinante. Ciò che ho amato di più della prima parte del percorso è stato il piccolo, delicatissimo giardino della miniera. Solo su alcune parti del soffitto della galleria, illuminate dai faretti, cresce una piantina rara e bellissima. Minuscole spirali verdi si protendono dalla roccia, cosparse di miriadi di goccioline d’acqua gelata. Non è possibile nemmeno sfiorarle, perché la temperatura delle nostre dita è troppo alta per loro, e il solo tocco le farebbe morire.
Guardare simili prodigi della natura, così belli e così fragili e delicati, riempie il cuore di amore e commozione. Quanta bellezza nasce nel grembo di Madre Natura.
A circa metà percorso, Gloria ci ha lasciati alla guida di Riccardo, che ha continuato il racconto e, raggiunto un punto in cui la galleria si amplia e arrotonda, ci ha mostrato il filmato che spiega come avveniva l’estrazione dell’oro. Proseguendo, siamo passati davanti a una nicchia scavata nella roccia, dove è posta la statua e il piccolo altare di Santa Barbara, protettrice dei minatori, e siamo infine arrivati al termine della zona visitabile. Qui la guida ha annunciato che eravamo giunti nel centro del Lago delle Fate. Per me è stata una grande emozione. Sapevo che il percorso sottoterra avrebbe portato lì, ma sentirlo dalla sua voce, e sapere che in quel momento, molti metri sopra la nostra testa, c’era il centro del lago, è stato quasi commovente.
Il Lago delle Fate sarà la prossima tappa, ma esserci stata sotto è un’esperienza unica.
Terminata la visita, abbiamo ripercorso la galleria a passo spedito, infreddoliti fino alle ossa, e siamo riemersi alla luce del sole. Un sole caldo, lucente e rassicurante. Una piccola rinascita.
Abbiamo acquistato il genepì dorato, qualche piccolo ricordo, e ci siamo spostati a Staffa per scaldarci ancora con un bel caffè bollente.
La seconda tappa della giornata è stato possibile vederla solo in parte. Alcuni anni fa avevo fatto ricerca sulla leggenda delle streghe Streckala e Brennala, ambientata proprio nei pressi della Chiesa Vecchia di Macugnaga, e ci tenevo molto a vederla e a camminare letteralmente nel luogo della storia.
La Chiesa Vecchia, dedicata alla Madonna che, secondo la leggenda, l’aveva salvata impedendo alle due streghe di distruggerla con una rovinosa valanga, purtroppo era chiusa, seppur fosse domenica – la chiusura delle chiese persino nei giorni festivi non la capirò mai. Al suo interno è conservata una statua della Vergine molto antica, forse di epoca romanica, anche se pare che quella esposta nella teca sia una copia dell’originale.
In ogni caso non è stato possibile vederla, né entrare nella chiesa, così mi sono accontentata di visitare il cimitero, molto suggestivo, e soprattutto ho incontrato il famoso tiglio secolare, gigantesco e ricco di tradizione.
Intorno a questo tiglio, sotto le sue fronde, sin dal 1200 si riunivano le genti delle valli. “Sotto la sua ombra (…) si amministrava la giustizia.”
Narra la tradizione che fu piantato da una donna Walser nella seconda metà del ‘200, sebbene l’albero attuale dovrebbe essere un poco più giovane.
“I tigli piantati al centro dei villaggi erano considerati alberi emblematici per le comunità, soprattutto a sud delle Alpi e nell’Europa orientale, luogo di riunione per prendere le decisioni.” Così spiega l’espositore accanto al grande albero, e non posso fare a meno di riconoscere la continuità tradizionale con l’antico popolo celtico, che alla guida di druidi e druidesse si riuniva ai piedi di un albero particolare per prendere decisioni e legiferare.
Mentre cammino attorno al tiglio e fra le antiche lapidi del cimitero, la splendida musica di un flautino – suonato da una ragazza nascosta dietro le mura della chiesa – riempie l’aria. Le note si librano fra alberi e rocce, e di quella musica incantata pare partecipare tutta la montagna. Un momento magico e inaspettato.
Dopo questa breve visita alla Chiesa Vecchia e al possente tiglio, l’aria si è fatta tanto fredda da farci rintanare nello stesso bar osteria che ci aveva accolti la settimana prima. Un posto davvero carino in cui ci siamo rifocillati e in cui, per alcune vicissitudini, abbiamo riso tantissimo.
Il viaggio si è quindi concluso, come la prima volta, di fronte alla cima potente e bellissima del Monte Rosa. L’abbiamo salutata, in attesa di incontrarla di nuovo, molto presto.
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ALBUM FOTOGRAFICO
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Note di Viaggio:
Macugnaga si trova in Valle Anzasca, ai piedi del Monte Rosa. La si raggiunge tramite l’autostrada A26, in direzione Gravellona Toce, per poi proseguire sulla SS 33 del Sempione e uscire a Piedimulera. Da qui comincia la lunga e tortuosa salita, da percorrere con attenzione e pazienza.
La Miniera d’Oro della Guia si trova poco prima di Staffa, in località Borca. È aperta tutti i giorni dal 1 giugno al 15 settembre – oppure ogni giorno dell’anno su prenotazione – con orari variabili a seconda del mese. Le visite guidate richiedono la prenotazione obbligatoria e partono circa ogni ora. Tutte le informazioni si trovano sul sito web Miniera d’Oro della Guia
Il tiglio secolare e la Chiesa Vecchia di Macugnaga si trovano in località Staffa, al termine di Via Dorf. Purtroppo la chiesetta risulta quasi sempre chiusa, ma è sempre visitabile l’antico cimitero.
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