Spesso certi boschi intricati, le zone di montagna più rudi e pietrose, le pietre stesse, fredde e solitarie, per quanto belle, potenti e sacre, sono luoghi nei quali non mi riconosco, a differenza di altre viaggiatrici e altri viaggiatori che, proprio in simili ambienti, si trovano perfettamente a proprio agio, talmente tanto da volerci restare il più a lungo possibile. Io invece tendo a starci quanto basta per cogliere ciò che – mi piace immaginare – è lì anche per me, e che per qualche motivo mi ha attratta, e poi volo via lontano, alla ricerca di quella che in una fiaba sarebbe una casetta calda, accogliente e colorata, quieta, luminosa e rassicurante.
Amo i luoghi dolci e gentili, morbidi e fiabeschi, i laghi dalle acque azzurro-blu, i ruscelli canterini, ma anche i castelli abitati da memorie passate e fantasmi irrequieti, i borghi antichi dalle strette vie pietrose profumate di legna bruciata, e i villaggi di montagna, con le casette di legno e pietre, le vette innevate e un fuoco acceso a scaldare le mani.
Per questo forse a volte mi sento appagata quando, dopo aver vagato alla ricerca di qualcosa, mi siedo in una caffetteria, con un caffè caldo e una fetta di torta davanti al naso.
Il mio viaggiare – sempre che così si possa chiamare, dato che non copro mai lunghe distanze e torno sempre dopo il tramontare del sole – è cambiato, ma forse è esattamente il modo di viaggiare che preferisco. Quello che porta da una casa a un altro posto che, per il benessere che mi suscita sento come se fosse un’altra casa. Il viaggio di casa in casa, dove le altre case sono amabili riflessi del mio ambiente naturale, e che per questo motivo mi permettono di ritrovarmi, di riconoscermi, di rilassarmi e di gioire, felice di essere proprio lì, con tutta me stessa. Sono questi, per me, i viaggi del cuore o dell’anima. A volte sembra che sia lei a suggerirli, perché sa che lì, o là, c’è un piccolo pezzetto di sé che vuole andare a trovare, o un piccolo specchio nel quale può specchiarsi, e riconoscersi. E io con lei.
Allora forse andare a scovare, per me, luoghi ameni che serbano memorie sacre di tempi passati, ha meno senso che ritrovare, nei miei luoghi d’anima, il mio momento sacro qui e ora, nel quale stare bene ed essere in armonia.
È proprio questo che sto cercando di fare ultimamente. Osservare, ascoltarmi, e sentire quale sia il luogo nel quale voglio trovarmi, il luogo in cui voglio essere davvero, e andare proprio lì.
Questi luoghi cambiano a seconda del momento, ma quello che ho notato è che quando riesco a muovermi ascoltando dove veramente voglio essere, e restare, ecco che proprio lì trovo segni, messaggi, brillii, che raccolgo e custodisco come gemme preziose. Servono a me, proprio a me, per vivere il sacro adesso, dentro di me, nei miei modi unici e irripetibili.
È come se un luogo o un altro mi chiamassero, in certi momenti e non in altri, e rispondendo al loro richiamo e raggiungendoli trovassi sempre ciò che cerco: un istante di gioia intensa, ispirazione, bellezza, una storia da scrivere. Luce. Me stessa.
Quando succede, torno a casa ricca, ricca dentro. E non importa se sono stata solo qualche minuto davanti a un fiume che ho già visto migliaia di volte, se ho camminato a lungo per raggiungere un lago lontano, o se sono rimasta seduta in una caffetteria familiare a leggere un libro. Quello è il luogo e il momento che devo raggiungere e in cui devo essere.
E non vi è viaggio, per me, che abbia più senso e valore di questo.
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