venerdì 19 aprile 2019

Esplorazione a Sesto Calende - Parte I

Quante volte crediamo di conoscere un posto e poi ci rendiamo conto che molti dei suoi angoli più magici ci erano completamente ignoti…? Uno di questi posti è per me Sesto Calende, un paesino che si sviluppa sulla sponda sinistra del fiume Ticino, poco prima che le sue acque sfocino nel Lago Maggiore.
Sesto è come una seconda casa per me, da tanti anni. Il centro storico, proprio al margine del fiume, è molto carino, e poi basta allontanarsi di poco dalle abitazioni per scoprire angoli sacri antichissimi, come il masso erratico chiamato Sass da Preja Buja, e a pochi chilometri, il grande sito archeologico della cultura di Golasecca (VIII – IV secolo a.C.), con la necropoli e tutti i segni di un passato lontanissimo.
Proprio facendo ricerca su questo argomento, un paio di giorni fa ho trovato per caso un itinerario che suggeriva una visita ai luoghi più antichi e sacri di Sesto Calende, muovendosi a ritroso del tempo, ovvero partendo dalla Abbazia romanica di San Donato, luogo legato alla prima cristianità, e arrivando alla Preja, ai cui piedi si onorava l’antica Madre Pietra e tutte le piccole e grandi divinità di un animismo naturale e armonioso.
Rendendomi conto che dei luoghi proposti dall’itinerario ne conoscevo solo un paio, mi sono subito lanciata in questa bellissima esplorazione.

Abbazia di San Donato

La prima tappa era appunto l’Abbazia di San Donato, fondata nell’841 e ampliata nel corso dei secoli, con i suoi affreschi dei primi del XVI secolo, dei quali ho apprezzato Santa Apollonia, Santa Lucia, la lunetta con Santa Caterina, la splendida Madonna dei Limoni dipinta alla fine del Cinquecento… e ovviamente l’immancabile Madonna del Latte.

Gli affreschi del nartece - Parete destra

Santa Apollonia

La Madonna del Latte

La chiesa è davvero molto bella, soprattutto il nartece con i suoi capitelli e alcuni bassorilievi molto interessanti. La piccola abside in fondo alla navata sinistra è estremamente patriarcale, ma artisticamente apprezzabile, e la cripta… l’ho adorata. Sono fatta così, quando vedo una cripta mi ci fiondo dentro. Mi dà sempre l’impressione di trovarmi in un luogo segreto, misterioso, a volte un po’ inquietante, oppure accogliente e raccolto. La cripta di San Donato in particolare era molto accogliente, oserei dire femminile – perché incentrata sulla vita della Vergine, come mostrano gli affreschi sul soffitto della piccola cupola sopra l’altare – e mi è piaciuta molto.

La Cripta

La Cripta

Uscita dalla cripta ho percorso la navata destra e quando ne ho avuto voglia sono uscita, dedicandomi subito alla ricerca dei simboli antichi nascosti nella muratura esterna della chiesa. Parte della tappa era infatti l’individuazione certi frammenti di steli e rilievi di epoca precedente la costruzione della chiesa, i quali erano stati impiegati a modo di mattoni. Non li ho trovati tutti – ci tornerò per cercare di nuovo le steli dedicate ad antichi déi romani che non ho visto – ma ho trovato un bel frammento di nodo celtico e ho notato la base stratificata dell’angolo destro della facciata, che “suggerirebbe la possibilità che l’edificio di epoca romana sia sorto per esaugurare un precedente luogo di culto animistico”, come scrive la studiosa Lucina Anna Rita Caramella, autrice dell’itinerario.

L'abside esterna

Inserti di steli precedenti - Nodo celtico

Lasciata l’Abbazia, con addosso quella bella sensazione di arricchimento che provo quando visito qualche luogo particolarmente bello e interessante, ho proseguito verso le tappe seguenti: una cappelletta a lato della strada, dedicata alla Madonna – che però non ho fotografato – e un’altra cappella poco distante, nella quale è presente un affresco molto curioso. Si tratta di una Madonna del Latte Nera. Un’iconografia più unica che rara, che riunisce la simbologia della Madonna Nera a quella della Madonna del Latte in un connubio estremamente interessante e a mio parere molto significativo.
La Madonna, definita Nera per il volto volutamente scurito, purtroppo è poco visibile perché posta in alto, e “divisa” a metà da un listello di legno, per questo anche se ho letto che porta in mano una colomba, non sono riuscita a vederla perché coperta.

La cappella della Madonna del Latte Nera

Dettaglio della Madonna del Latte Nera

Proseguendo a ritroso nel tempo, sono tornata all’Oratorio di San Vincenzo, costruito nel XI-XII sec. d.C. sui resti di un antico tempio pagano – ricordo che all’interno, come supporto dell’acquasantiera, è stato trovato un cippo dedicato a Diana, oltre che “a tutti gli Dei e le Dee” – che ho visto molte volte da fuori, ma che non ho mai potuto visitare all’interno perché sempre chiuso; e ovviamente alla mia amatissima Preja Buja, con la sua forma di chioccia e la testa d’ariete, che è stata luogo di culto pre-cristiano per millenni.

La Preja Buja

Dato che queste ultime due erano le tappe che ben conoscevo, mi sono concentrata a cercare dei particolari che non ero ancora riuscita a individuare prima d’ora. In particolare l’occhio a forma di sole della Preja, che si dice venga illuminato dai primi raggi del sole nel giorno dell’equinozio di primavera, e che finalmente, aiutandomi con lo zoom della macchina fotografica, sono riuscita a riconoscere.

Incisioni e sedili della fertilità sull'altare ai piedi della Preja

L'occhio solare della Preja

La tappa che seguiva la Preja Buja è rimasta un mistero. L’itinerario dice che in un punto non precisato del bosco intorno la Preja ci sia un antico dolmen che pochi conoscono. Io ho provato a cercarlo percorrendo il sentiero che parte a destra della Preja e sale verso la cima del colle, e dopo mezz’oretta di salita ripida e faticosissima, rischiando di svenire per la stanchezza e il caldo, ho dovuto rinunciare. Chiaramente non è da quella parte, e chiedere a un paio di persone non è servito, perché hanno detto di non averlo mai visto. Ma c’è, da qualche parte, e di sicuro tornerò a cercarlo e proverò a percorrere altri sentieri. Ormai è una sfida a cui non posso rinunciare e che non voglio perdere, anche perché era di certo un luogo caro alle sacerdotesse che vissero in questo territorio millenni fa, e fa parte del mio stesso percorso interiore ritrovare e conoscere da vicino questi antichi siti sacri.

Stanca morta, vicina allo svenimento dopo quel tratto di cammino breve ma intenso, soprattutto se si è fuori allenamento, ho avuto la forza di raggiungere il centro di Sesto e ho potuto rifocillarmi con acqua, caffè e pasticcini nel mio posto preferito, il Bar Roma, vicino alla piazzetta che dà sul fiume.
Ho trascorso così tante giornate in questo piccolo bar, seduta al solito tavolino sul soppalco, a studiare, leggere, scrivere, pensare, che ormai lo sento casa… a volte prendevo la macchina e guidavo un’ora solo per venire a sedermi qui, bere un thè Earl Grey, con un libro nella borsa e tanti pensieri nella testa, e ogni volta ne uscivo rigenerata.
E così è stato anche pochi giorni fa. Per questo, ancora interdetta per non essere riuscita a trovare il dolmen, invece di tornare a casa ho deciso di aggiungere una tappa al mio itinerario. Ho attraversato il fiume e sono entrata a Castelletto Sopra Ticino per cercare il parco comunale, dove sapevo si trovano alcune sepolture golasecchiane.

Sepoltura maschile - Cultura di Golasecca, VII sec. a.C.

Premetto che la posizione originaria delle tombe era in un altro luogo poco distante, e di solito questo mi infastidirebbe molto, ma ho letto che nel corso dei millenni lo spostamento del terreno le aveva già fatte scivolare in una zona diversa da quella d’origine, quindi dopotutto, averle spostate ancora un po’ e ricostruite nel parco non è una tragedia.
Quello che non sapevo, e che mi ha folgorata una volta che mi ci sono trovata davanti, è che una di queste sepolture apparteneva a una delle sacerdotesse di Golasecca, ed è proprio una delle tombe in cui è stato trovato un tripode con bacile divinatorio – ora conservato al Museo di Antichità di Torino, l’avevo visto proprio un anno fa.
In quel momento mi sono resa conto che il cerchio si chiudeva, che le ricerche che sto svolgendo in questo periodo mi avevano condotta lì per un motivo, e che aver trovato quelle pietre e quella stele che copriva il corpo della donna sacra, era importante.

La tomba della Sacerdotessa di Castelletto Ticino
Cultura di Golasecca, VII sec. a.C.

La tomba della Sacerdotessa di Castelletto Ticino

Mi sono fermata accanto alle pietre, osservando la differenza nella loro disposizione: i tumuli a cerchio sono maschili, mentre quelli rettangolari sono femminili. Mi è sembrato strano, perché ho sempre sentito il maschile legato a forme lineari e geometriche e il femminile ai cerchi e alle spirali, ma evidentemente questi antichi popoli avevano una concezione diversa, e facevano le cose in questo modo per un buon motivo.

Il sito ricostruito dell'antica necropoli - Parco comunale di Castelletto Ticino

Finalmente sazia di nuove immagini, di ricordi ed esperienza, sono risalita in macchina e mi sono diretta verso casa, mentre il sole cominciava a tramontare e nel cielo saliva una luna grande e rosata.
Ora sono rimasta con la sensazione di incompiuto che mi coglie quando non riesco a realizzare per intero un proposito, specialmente nei viaggi di ricerca. Per questo spero di riuscire a trovare ciò che non ho trovato, così da terminare l’itinerario e, soprattutto, incontrare il dolmen, con le sue pietre che, nonostante il passare dei millenni, preservano dentro di sé la storia delle nostre antenate.

***

Note di Viaggio:
Se volete conoscere meglio l’itinerario che ho percorso, proposto dalla studiosa Lucina Anna Rita Caramella, trovate il PDF a questo link: Da Sass da Preja Buja al San Donato
Se passate da Sesto Calende e fate un giro in centro, non mancate di assaggiare l’eccellente caffè del Bar Roma, oppure i suoi thè pregiati e squisiti, magari accompagnati da qualche pasticcino.
Per vedere molte altre fotografie scattate durante il percorso, cliccate questo link:
Itinerario di Sesto Calende - Prime Tappe
Itinerario di sesto Calende e Castelletto Ticino - Tappe successive

2 commenti:

  1. Quali meravigliose rivelazioni, cara Violetta. Ti ho letta d'un fiato, e capisco bene la sensazione del voler a tutti i costi raggiungere il dolmen, vedrai che lo troverai! Io non vado dalla Preja da quando ci siamo viste lì la prima volta, so che è il tuo posticino speciale e se ci tornerò sarà con ancor più grazia e rispetto del solito. Un caro abbraccio e buon proseguimento! Sento che questa primavera porterà tante ssplendide novità...

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  2. E'sempre un piacere leggere della nostra Sesto Calende. Complimenti ancora ed a presto. Limbiati Marco

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